TERMINI IMERESE – A un passo da Termini Imerese, nel Palermitano, sorge Himera, un’area archeologica situata nel punto d’incontro tra il fiume Himera e la pianura di Buonfornello. La posizione di tale sito non è casuale dato che, un tempo, facilitava e velocizzava gli scambi commerciali in tutta la Sicilia, sfruttando la presenza del fiume.
Himera è uno dei simboli archeologici più importanti della Sicilia che non tutti conoscono. Fondato da Greci e Siracusani nel 648 a.C., il grande sito si è evoluto, nel giro di poco tempo, al punto tale da diventare il centro della lotta tra i Greci e i Fenici di Cartagine, ai tempi i colonizzatori della parte ovest della Sicilia.
Il periodo di splendore di Himera si concluse con la distruzione di essa, nel 408 a.C., provocata da Annibale, condottiero e politico cartaginese, che uccise quasi tutti gli abitanti, mentre, i sopravvissuti riuscirono a scappare nelle campagne vicine.
L’area archeologica fu identificata nel XVI secolo ma soltanto a partire dal 1926 la Soprintendenza di Palermo avviò delle indagini su alcune necropoli. I primi scavi iniziarono nel 1963 a cura dell’Università di Palermo e interessarono la parte alta della città (un santuario e alcune abitazioni).
Recentemente gli scavi hanno invece interessato le necropoli, di età compresa tra il VI e V secolo a.C., dalle quali sono emersi diversi resti umani e un corredo funerario (composto da lucerne, crateri e ceramiche). Non solo, sono state rinvenute circa dieci mila tombe di cui il 30% riguarda sepolture di neonati.
A colpire ulteriormente l’attenzione sono alcuni dettagli che derivano da questi ultimi scavi: sono stati ritrovati resti di centinaia di soldati sepolti in fosse comuni. A proposito di questi ultimi, potrebbe trattarsi di combattenti greci morti in due battaglie, nel 480 e nel 409 a.C., per difendere disperatamente la propria città dai Cartaginesi. Nello specifico, sono stati identificati scheletri di soldati e civili con segni di frecce e spade che ne hanno provocato la morte.
I reperti ammontano a 20 mila, per anni, custoditi in dei container e soltanto adesso, circa un mese fa, sono stati quasi tutti trasferiti per l’esposizione all’Albergo delle Povere, nel Palermitano, mentre i rimanenti pezzi sono stati distribuiti nei vari siti archeologici di Solunto e della stessa Himera.
Fonte immagine Esperonews
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