Precisione, correttezza e linearità: i giornalisti e la giornata della libertà di stampa. Oggi il 17° anniversario

PALERMO – Scrivere, raccontare e… appassionarsi. Potrebbero essere queste tre le parole chiavi del giornalismo, che oggi celebra la sua giornata della libertà di stampa.

Il 3 maggio, infatti, è il giorno scelto dall’assemblea generale dell’ONU (Organizzazione Nazioni Unite) per sottolineare quanto la libertà di stampa sia importante, specialmente al giorno d’oggi. Si parla di un diritto che tutti i così detti “Stati di diritto”, quelli che garantiscono salvaguardia e rispetto dei diritti e della libertà dell’uomo, dovrebbe garantire ai cittadini per un’informazione precisa, corretta e lineare.

Si celebra, quindi, l’anniversario della dichiarazione di Windhoek, capitale della Namibia. Curioso infatti che il ciclo della libertà di stampa non sia partito dall’Europa, bensì dall’Africa nel 1991: avere degli strumenti mediatici che garantiscano indipendenza e pluralismo, si legge nel documento, sia fondamentale per lo sviluppo economico e culturale di un paese, oltre al mantenimento della democrazia.

I primi provvedimenti per la libertà di stampa in Italia, tuttavia, si ebbero con la Costituzione del 1948, dopo l’oppressione del regime fascista con il duce Benito Mussolini a capo della nazione. Nel dettaglio, si trova risposta nell’articolo 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili”.

Dal Regno Unito agli Stati Uniti, passando anche dall’India: gran parte degli stati, nel corso degli anni, hanno dato una forte risposta alla repressione della libertà di stampa da parte, oltre dell’Italia fascista, della Russia sovietica, della Germania nazista e dell’Algeria. Il concetto, però, è quasi utopico per le restanti nazioni che vivono sotto un regime dittatoriale o totalitario, come nelle zone medio-orientali: non è un caso che, con una foto o una parola di troppo, i giornalisti possano trascorrere anni della loro vita in carcere.

Sotto questo aspetto, sono terrificanti i dati riportati da Reporter senza frontiere, che nel 2003 ha visto una perdita di 42 giornalisti e l’arresto di altri 130 impossibilitati a svolgere la propria professione.

La giornata, giunta al suo 17esimo anniversario, viene ricordata anche dall’UNESCO conferendo un premio in onore di Guillermo Cano Isaza, giornalista colombiano ucciso il 17 dicembre 1986 davanti alla sede del proprio giornale. Questo è attribuito a chi ha dato un contributo alla difesa o alla promozione della libertà di stampa nel mondo, a maggior ragione quando quest’ultima viene minacciata da mezzi politici.