MOZIA – È stata ritrovata una statua greca in marmo, una figura femminile abbigliata con chitone e himation e priva della parte superiore del torso e della testa. Il ritrovamento è dovuto alla missione archeologica dell’università degli studi di Palermo, operativa sull’isola del trapanese.
Il ritrovamento a Mozia, una statua femminile di stampo greco
Sulla notizia del ritrovamento si è espresso l’assessore regionale ai beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, che ha dichiarato:
“Questo ritrovamento conferma l’importanza del lavoro di ricerca e tutela che portiamo avanti ogni giorno. Una scoperta importante che testimonia, ancora una volta, quanto la Sicilia sia stata nei secoli un crocevia di civiltà, ma soprattutto quanto l’isola continui a restituirci testimonianze preziose che meritano di essere conosciute e condivise”.
La statua, alta 72 centimetri, include anche un piccolo piedistallo su cui poggia i piedi, oltre che essere fratturato all’altezza del torso. Si tratta, tuttavia, di una spaccatura determinata dal taglio della pietra, assemblata da almeno due blocchi. Tale dettaglio è poi stato confermato in seguito, grazie alla presenza di due fori con i resti di tenoni metallici sulla superficie del taglio.
Il contesto dietro l’opera
La statua, al momento del ritrovamento, si trovava all’interno del “Ceramico” di Mozia, area K. Si tratta di una delle più grandi officine ceramiche puniche del Mediterraneo, dove l’opera giaceva orizzontalmente sul margine di una vasca contenente l’argilla. Il materiale non è casuale, esso infatti veniva usato per la produzione di vasi e terrecotte figurate nel V secolo a.C.
Ulteriori accertamenti della statua, come la dismissione della scultura e la sua deposizione, garantiscono l’attribuzione dell’opera all’ultima fase d’uso dell’officina. L’evento si può così collocare intorno al 397 a.C, in concomitanza con l’inizio dell’assedio dionigiano.
Una sua collocazione originaria è poi ipotizzabile grazie alle strutture murarie poste nelle vicinanze, riportate alla luce nel corso della campagna. La presenza della statua va così a confermare la presenza, all’interno della città fenicia, di opera provenienti dall’arte greca, permettendo così di ricostruire un quadro di strette connessioni culturali nella Sicilia grecopunica.