SICILIA – Per la prima volta nella storia dell’archeologia in Sicilia, un’équipe di archeologi dell’Università di Berna, guidata dalla professoressa Elena Mango, sta conducendo scavi serali e notturni nel Parco archeologico di Himera.
L’annuncio è stato fatto dall’assessore ai Beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato. Questo nuovo approccio consente di lavorare in orari e temperature più sostenibili grazie a un sistema di illuminazione ad alta potenza alimentato da energia solare, rappresentando un’innovazione nell’ambito dell’archeologia.
La campagna di scavi attuale è la seconda condotta nel 2023 a Himera, situata vicino a Termini Imerese, in provincia di Palermo. La prima campagna, della durata di cinque settimane, si è svolta durante i mesi invernali. L’obiettivo principale di questa ricerca è l’approfondimento delle conoscenze sul Piano del Tamburino, un pianoro ad Himera alta, situato a circa 90 metri sopra il livello del mare.
I risultati ottenuti finora hanno rivelato che il sistema urbanistico regolare della città si estendeva su gran parte di questo pianoro. Questo suggerisce che una parte del Piano del Tamburino potrebbe essere inclusa nell’area urbana della colonia, espandendo così l’area di Himera di almeno 20 ettari e rendendola una delle più vaste aree archeologiche della Sicilia.
Oltre alle aree sacre già indagate, la ricerca si concentrerà sulla possibile esplorazione di zone residenziali, artigianali e commerciali. La collaborazione tra il Parco archeologico di Himera, Solunto e Monte Jato e l’Università di Berna ha già portato a risultati di grande interesse per la comprensione degli aspetti urbanistici e storici della colonia greca, che è stata un crocevia di popoli attorno al Mar Tirreno.
La ricerca include anche uno studio sulle calamità naturali, iniziato nel 2019 e approfondito durante la campagna estiva attuale. Le evidenze archeologiche indicano la presenza di tracce di un violento terremoto avvenuto in epoca classica, che potrebbe aver contribuito alla distruzione e all’abbandono della colonia nel 409 a.C. Questi ritrovamenti archeologici potrebbero rivelare un importante episodio nella storia della città greca, fornendo nuove informazioni sulla vita degli abitanti e sull’immagine complessiva della città.
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