PALERMO – I siciliani, ogni volta che partiamo, nonostante si possa avere il carattere più cosmopolita, prima o poi soffriremo la mancanza della nostra terra, dei nostri profumi e della nostra cultura. A volte, però, se ci si trova negli Stati Uniti, abbiamo la possibilità di ritrovare un po’ del nostro essere.
I siciliani, alle fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, a causa della tremenda crisi che colpiva l’Italia e soprattutto il nostro lembo di terra a forma di “Trinacria”, sono stati costretti a emigrare nella parte opposta della terra, attraversando l’oceano e i suoi rischi, e sbarcando nella terra promessa, meglio nota come “Stati Uniti d’America”. In oltre 100mila hanno attraversato l’Atlantico in cerca di fortuna.
Arrivati negli USA, dove non sempre sono stati bene accolti, i siciliani hanno cercato di adattarsi e di entrare a far parte della grande cultura americana, senza però perdere le radici. Saranno state forse per le problematiche linguistiche (in molti conoscevano solo l’italiano o addirittura solo il siciliano) e un sistema di integrazione non sempre funzionale, ma i siciliani alla fine si ritrovavano tutti insieme nello stesso quartiere.
Così, le varie comunità siciliane hanno iniziato ad aprire negozi tipici a migliaia di chilometri di distanza e a impiantare negli USA feste e modi di fare siculi.
Camminando per le strade di Little Italy a New York o di North End a Boston è possibile trovare numerosi ristoranti e trattorie di cucina siciliana e cannolifici.
Certo, negli anni di presenza, le nuove generazioni, che ormai di siciliano sanno ben poco, hanno continuato a tramandare le traduzioni ma mischiandole, a volte, con la cultura pop americana. Non è raro, infatti, trovare cannoli con burro di arachidi o al gusto Oreo. Varianti che, se un po’ ci fanno incavolare perché non rappresentano a pieno la nostra cultura, dall’altro ci strappano un sorriso.
Ma noi siciliani, sappiamo bene, siamo molto legati anche alle feste di paese. Anche queste non mancano nei quartieri siculoamericani e italoamericani in generale.
Ultimi in ordine di tempo sono i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio e Santa Lucia a Boston. Un mix di cultura e tradizione italoamericana, dove non poteva mancare la banda che intonava canzoni siciliane, quali la più celebre “Ciuri ciuri”.
Durante i festeggiamenti, seguiti anche dai meno religiosi, non è difficile trovare bancarelle di stress food siciliano, con arancini, torrone e pistacchi.
Ma questa è solo la punta dell’iceberg, infatti, negli ultimi anni, non sono mancate la nascita di federazioni e fondazioni in difesa della Sicilianità in suolo statunitense, un esempio è la Fondazione nazionale dei Siculoamericani o la Confederazione dei Siciliani del Nord America.
E mentre la nostra sicilianità si fonde con la cultura americana, e le distanze diventano sempre più sottili, allora forse dovremmo pensare che tutti siamo cittadini del mondo e che possiamo essere tutti fratelli.