Arte, memoriale per Giovanni Falcone: “Un progetto che non ha ancora trovato compimento”

Arte, memoriale per Giovanni Falcone: “Un progetto che non ha ancora trovato compimento”

PALERMO – Un omaggio a Giovanni Falcone, vittima della strage di Capaci, è stato realizzato da Arnaldo Pomodoro: una grande freccia in bronzo che trafigge l’autostrada, un dardo scagliato sul luogo dove esplose trent’anni fa una quantità di tritolo che si rivelò fatale per il giudice.

Si tratta di un vecchio progetto che Antonio Calbi, il sovrintendente dell’Inda, l’istituto per il dramma antico di Siracusa, ha deciso di rilanciare.

È stata pubblicata, infatti, proprio oggi su “La Repubblica” una lettera aperta che rappresenta una vera e propria proposta rivolta al presidente Mattarella, ai ministri Lamorgese, Cartabia e Franceschini, al governatore Musumeci e al neosindaco Lagalla.

C’è un progetto siciliano di Pomodoro – scrive Calbi – che non ha trovato compimento e che reclama di essere conosciuto“.

Il sovrintendente ricorda nella lettera anche gli attimi della strage di Capaci: “Erano le 17.57 del 23 maggio 1992 quando 100 chili di tritolo polverizzano un tratto dell’autostrada che congiunge Palermo al suo aeroporto. Il 30 maggio scorso, nel teatro greco di Siracusa, abbiamo radunato tremila adolescenti davanti ai quali Piero Grasso ha testimoniato il suo impegno di magistrato nella stessa lotta alla mafia che portò alla morte i suoi due colleghi.

Ho pensato, osservando la cavea piena della ‘nuova gioventù’, che è tempo di vedere sull’immenso palcoscenico del teatro scolpito la tragedia di quei giorni, rinnovando i precetti dei padri del teatro occidentale: tutto è già accaduto, fuori dagli occhi, perché è più potente ed efficace che ogni singolo spettatore rifiguri dento di sé l’orrore, grazie a messaggeri testimoni”.

L’indomani della strage di Capaci, Pomodoro e Vittorio Gregotti – racconta Calbi – si uniscono e lavorano a un memoriale di quella strage. Lo scultore immagina una freccia gigante che pare lanciata dalla sommità delle alture e si conficca sotto le carreggiate fatte esplodere per spuntare, spezzata e ritorta, dall’altra parte. Il color del bronzo riverbera della luce mediterranea, quasi un dardo appena fuso, e raggruma in sé il dramma e l’orrore di quell’attentato. Se gli automobilisti non potranno sottrarsi a un lutto sempre rinnovato, sotto il viadotto i visitatori del memoriale potranno fare un viaggio nella verità di quella pagina terribile della nostra Repubblica. L’architetto dello Zen, abbandona qui le forme geometriche, e immagina una sala circolare, nella quale raccogliersi e dalle quali suggere conoscenza“.

Credo sia maturo il tempo di di dare concretezza al gesto etico di due uomini di cultura, scossi al tempo quanto noi, magari lanciando un concorso internazionale o commissionando ad altri artisti e architetti un ‘memoriale’ attraverso cui il dovere del ricordo possa incontrare un futuro di piena civiltà“.

Foto di repertorio