Ventidue anni dall’assassinio di don Pino Puglisi: “Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”

Ventidue anni dall’assassinio di don Pino Puglisi: “Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”

PALERMO – “Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto“; di questo era fermamente convinto padre Pino Puglisi, parroco di Brancaccio ucciso in un agguato mafioso il 15 settembre del 1993.

Il sacerdote palermitano aveva fatto dell’educazione e dell’impegno civile la sua ragione di vita, i mezzi attraverso i quali debellare la dolorosa piaga della malavita. Consentire ai giovani di dedicarsi alla vita d’oratorio, aiutare i bisognosi, insegnare nelle scuole: così padre Pino Puglisi toglieva manovalanza alla delinquenza e alle mafie, così estirpava il gene dell’omertà. Tutti potevano cambiare vita, lo ha più volte affermato il sacerdote di Brancaccio: “Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno per fornire altri modelli, sopratutto ai giovani, e cercare di smuovere le acque. In questa prospettiva ha senso anche premere sulle autorità amministrative perché facciano il loro dovere, tentare di coinvolgere il maggior numero di persone in una protesta per i diritti civili. Noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualcosa“.

Il suo attivismo sociale, in brevissimo tempo, gli ha dato fama, forse troppa. Delle sue operazioni e dei suoi insegnamenti è venuta a conoscenza anche Cosa Nostra che, il 15 settembre del 1993 (giorno del 56° compleanno del curato) ha posto fine all’esistenza di don Pino Puglisi. Il poveretto, dopo una giornata di lavoro, stava per rientrare in casa: erano quasi le 23 e, sceso dalla sua Fiat Uno bianca, stava per aprire il portone della sua abitazione. In piazza Anita Garibaldi, Palermo, regnava il silenzio, un silenzio che venne squarciato dapprima da una voce – qualcuno chiamò a gran voce il parroco – e poi da una serie di spari; approfittando della distrazione infatti un complice colpì alla nuca il poveretto freddandolo. Le indagini portarono all’arresto di Filippo e Giuseppe Graviano e di Salvatore Grigoli il quale, diventato poi collaboratore di giustizia, raccontò agli agenti di essersi pentito e convertito semplicemente perché, proprio mentre moriva, don Pino Puglisi gli sorrise.

Il 25 maggio del 2013 il sacerdote venne beatificato, oggi invece arriva il riconoscimento della Presidenza della Repubblica. La prossima settimana, giovedì 24 settembre, Francesco e Gaetano Puglisi, fratelli del sacerdote, ritireranno la medaglia al valore conferita da Sergio Mattarella allo sfortunato don Pino. Oggi invece la città di Palermo ed il quartiere Brancaccio ospiteranno dibattiti, seminari ed iniziative volti a rendere omaggio al parroco.

Intanto a Monreale è stato inaugurato un murales commemorativo. Nel corso della serata infine, nei locali della casa museo di piazza Anita Garibaldi, è prevista la proiezione del video “Il sorriso di 3P“, documentario interamente realizzato dai volontari del Centro Padre Nostro.