Una ragione storica dà l’autonomia alla Sicilia, ma non ci sarà più la festa: è un’involuzione?

PALERMO – Era il 15 maggio 1946 quando il re d’Italia, Umberto II, firmava lo Statuto della Regione Siciliana, che dopo 72 anni è ancora in vigore. Grazie a ciò, nel corso degli anni, è nata proprio la Regione Siciliana.

L’autonomia regionale rende la Sicilia una delle cinque regioni italiane cosiddette “a statuto speciale”, quindi con una particolare forma di indipendenza. Insieme con la Trinacria, vi sono anche Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, Trentino Alto-Adige e Valle D’Aosta.

Il provvedimento si rese necessario a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, quando la Sicilia venne occupata dagli Stati Uniti. Scacciata via l’ipotesi che il territorio isolano potesse diventare una regione statunitense, si è passati quindi all’accettazione, da parte dell’Italia, che la Sicilia era una comunità con secoli di storia propria e di autonomia.

Lo Statuto della Regione Siciliana venne considerato anche come una sorta di trattato tra Italia e Sicilia, ma soprattutto entrò a far parte della Carta fondamentale della Repubblica.

La divisione dei tre poteri fu la seguente:

– Quello legislativo venne affidato a un’assemblea eletta direttamente dal popolo, con la possibilità di fare delle leggi;
– Quello esecutivo fu consegnato alla Giunta regionale di governo, che è formata da un presidente e 12 assessori regionali, eletti dall’assemblea;
– Quello giudiziario fu invece lasciato allo Stato, ma in Sicilia venne inserita una piccola corte costituzionale speciale, ovvero l’Alta Corte per la Regione Siciliana.

Questi passaggi si rivelarono fondamentali per far sì che la Sicilia potesse partecipare al referendum del 2 giugno 1946. Un anno dopo venne eletto il primo presidente della regione, ovvero Giuseppe Alessi.

Un pezzo di storia che i siciliani non possono e non devono dimenticare, poiché l’indipendenza è stata tanto voluta quanto sofferta. Per omaggiare quella data, fu Raffaele Lombardo, nel 2010 presidente della Regione Siciliana, a decidere di segnare il 15 maggio in rosso sul calendario, concedendo un giorno di vacanza a uffici pubblici e scuole. Una scelta che l’attuale presidente, Nello Musumeci, ha deciso di bocciare, eliminando quindi la giornata di oggi come festivo.

In particolare, la novità sta nelle scuole: non avendo più vacanza, dall’anno prossimo verranno istituiti dei momenti di dibattito tra docenti e alunni sulla cultura siciliana e sulla storia dell’autonomia, al fine di educare i ragazzi e fornirgli una visione storica della regione in cui vivono.

Nel dettaglio, “le scuole dovranno realizzare specifici momenti di approfondimento dei contenuti dello Statuto della Regione, nonché di tematiche connesse alla storia, alla tradizione e all’identità siciliana” si legge sulla Gazzetta Ufficiale.

Stanziati, tra l’altro, 14 milioni di euro per un progetto di rivalutazione della cultura della regione: “Leggo al quadrato”.

Verranno potenziati i processi di apprendimento delle materie di base, più la possibilità di attivare dei moduli tematici legati all’attualità, come la legalità, il bullismo, l’apprendimento linguistico o l’educazione civica. Ne usufruiranno gli alunni delle scuole elementari e medie e il triennio dei licei artistici e degli istituti tecnici e professionali.

L’obiettivo finale è quello di ridurre la differenza culturale e di sviluppo tra il Nord e il Sud Italia.

Oggi, quindi, si festeggia in grande: probabilmente per l’ultima volta. Dal 2019, il 15 maggio non sarà più in rosso.

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