Trattativa Stato Mafia. Nicola Mancino: “Io, vittima di un teorema”

PALERMO – Dopo la sentenza di primo grado che assolve l’ex ministro Calogero Mannino e le aspre dichiarazioni contro i pm, parla anche un altro ex ministro, Nicola Mancino, anche lui indagato nel processo Stato – Mafia, per aver rilasciato false dichiarazioni durante le sue audizioni davanti ai magistrati. 

Non nasconde la sua gioia per l’assoluzione dell’ex collega ma non azzarda confronti tra le due imputazioni e relativi sviluppi: “Io non mi misuro su Mannino – dice Mancino -. Voglio essere giudicato per le cose che ho detto e che ho fatto. E una cosa è certa: nel mio processo, in corte d’assise, non è emerso nulla contro di me. Il processo Mannino è figlio di quella stessa indagine sulla trattativa, che era uno stralcio dal caso principale. Io voglio rispettare sino in fondo i miei giudici e aspetto che vengano acquisite le prove sul mio comportamento. Ecco perchè non voglio misurarmi con Mannino, così come  non mi sono mai misurato con nessun altro. In fondo, anche il generale Mori è stato già assolto. E anche la sua sentenza potrebbe avere effetti nel processo in corte d’assise. Ma io voglio essere assolto per il mio comportamento, non per quello degli altri“.

Nel processo che lo vede imputato, l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli ha più volte richiesto che fossero esaminate le conversazioni telefoniche che alcuni ufficiali del Ros intrattenevano con l’ex sindaco Vito Ciancimino, sempre però negate da Mancino: “L’ho già detto e lo ribadisco: di trattativa non ho saputo mai nulla – aggiunge -. Si cerca la prova? Si vadano a risentire le mie telefonate con il dottore Loris D’Ambrosio, il consigliere giuridico del presidente Napolitano. Gli ripetevo che a me nessuno aveva detto niente. Né il presidente Scalfaro, né il ministro della Giustizia Conso, né il capo della polizia Parisi. E mentre dicevo quelle cose al telefono non sospettavo certo di essere intercettato. Dunque, le mie erano parole sincere. Se avessi saputo qualcosa mi sarei mosso, perché lo Stato non deve scendere a patti. E io mi sono sempre comportato avendo ben presente questo valore imprescindibile. Piuttosto, leggendo le carte dell’inchiesta mi sono reso conto di altro. Ritengo che sia stato costruito un teorema – spiega -. Ma siccome ho rispetto per i giudici che si stanno occupando del mio processo non dico altro“.

Sull’assoluzione in primo grado di Mannino interviene anche l’ex pm di Palermo Antonino Ingroia: “Era una sentenza annunciata. Non sono sorpreso perchè nessuno, in Italia e soprattutto dentro le Istituzioni politiche e giudiziarie, voleva questo processo che ha creato grattacapi e persino conflitti con il Quirinale. Convocammo ed ascoltammo l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma quello che in tanti volevano era che si cancellasse la ‘trattativa’ dal vocabolario e dal pubblico dibattito del Paese. Invece, paradossalmente è avvenuto esattamente il contrario“.

Se da un lato però questa sentenza assolve Mannino, d’altra parte ha riconosciuto la sussistenza della trattativa come fatto di reato, “poi bisogna individuare i responsabili– continua Ingroia-, se ci sono…”.