Manomettono i contatori di benzina: mega frode a Palermo, sequestrati 5 distributori

PALERMO – Questa mattina i finanzieri del gruppo e del nucleo di polizia economico – finanziaria della guardia di Finanza di Palermo, hanno arrestato nove persone (due in carcere e 7 ai domiciliari), sequestrato 5 distributori di carburanti del capoluogo e notificato 13 obblighi di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria, 8 dei quali integrati dall’obbligo di dimora a Palermo, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Palermo.

Le indagini sono state coordinate dalla procura della Repubblica di Palermo e hanno permesso alle fiamme gialle di denunciare all’autorità giudiziaria 43 soggetti, ritenuti essere in gran parte i membri di una associazione per delinquere dedita al trasferimento fraudolento di valori, alla frode in commercio, alla frode fiscale e alla commissione di altri reati.

Sono stati portati in carcere Danilo Lazzarotto, 36enne di Bagheria, e Rosario Montagna, 33enne di Palermo, mentre sono stati messi agli arresti domiciliari Cosimo Vernengo, 54enne di Palermo, Giorgio Vernengo, 43enne di Palermo, Natale Di Cristina, 70enne di Palermo, Carmelo Munzone, 62enne di Catania, Filippo Tirendi, 75enne di Gravina di Catania, Alessandro Primo Tirendi, 36enne di Gravina di Catania e Eugenio Barbarino, 32enne di Mascali, provincia di Catania.

I finanzieri hanno sequestrato 5 distributori stradali di carburante, tutti nel capoluogo: in via Roccella 161, in via Leonardo da Vinci 392, in viale Campania, in Corso Tukory 169, in via Messina Marine 435.

Durante le ispezioni i finanzieri hanno scoperto che il sistema di misurazione delle quantità erogate era stato manomesso, così da far apparire di aver venduto un numero di litri superiore rispetto a quello effettivamente consegnato al cliente.

I successivi accertamenti hanno permesso di confermare l’esistenza di una associazione per delinquere che, attraverso la fittizia intestazione a prestanome di una serie di distributori stradali di carburanti, ha realizzato una frode fiscale particolarmente consistente, se si pensa che sono state emesse fatture per operazioni inesistenti per quasi 38 milioni di euro e, in conseguenza, è stato causato un danno allo Stato derivante dal mancato incasso di IVA per quasi 7 milioni di euro.

Inoltre, i finanzieri hanno verificato anche una evasione delle imposte (denominate “accise”) dovute su carburanti e lubrificanti per circa 2,5 milioni di euro, realizzata attraverso l’alterazione dei misuratori degli impianti di distribuzione, l’importazione illecita di olio lubrificante dall’Albania e la vendita di gasolio destinato al rifornimento delle navi (che è esente da accisa) come normale carburante per autotrazione.

Le indagini hanno consentito di evidenziare l’interesse di “Cosa Nostra” nel settore economico. Pur non essendo stata formulata alcuna contestazione per reati connessi alla criminalità organizzata, è emerso il ruolo importante ricoperto da persone vicine all’associazione criminale, come Cosimo Vernengo, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, il quale si è avvalso della collaborazione del fratello Giorgio nella gestione reale dei distributori di carburante e nell’ideazione e attuazione della frode.