Strage di via D’Amelio, per il Procuratore Paci l’ex killer catanese Maurizio Avola è “inattendibile”

Strage di via D’Amelio, per il Procuratore Paci l’ex killer catanese Maurizio Avola è “inattendibile”

PALERMO – Il catanese ed ex killer di Cosa Nostra Maurizio Avola è stato dichiarato “non attendibile” oltre che “impreciso” dal Procuratore facente funzione di Caltanissetta Gabriele Paci per quanto riguarda la ricostruzione sulla strage di via D’Amelio effettuata nel corso dell’intervista condotta da Michele Santoro nello speciale Mentana su La7.

Le dichiarazioni di Avola

In quella sede, Maurizio Avola ha affermato di essere stato in prima linea durante la fase esecutiva della strage insieme a Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro, Aldo Ercolano e altri. “Io posso dire che c’ero e sono uno degli esecutori materiali della strage di via D’Amelio. E sono l’ultima persona che ha visto lo sguardo di Paolo Borsellino prima di dare il segnale per l’esplosione“.

Borsellino scende dalla macchina e lascia lo sportello aperto. Io mi fermo, mi giro e lo guardo, mi accendo una sigaretta. Lo guardo, mi giro e faccio il segnale, verso il furgone a Giuseppe Graviano e vado a passo elevato. Mi dà 12 secondi per allontanarmi. Ho avuto la sensazione che Emanuela Loi ha visto il led rosso dell’auto, lei alza il passo e non capisco se sta andando verso la macchina. A quel punto mi sono allontanato. Se non esplodeva la macchina avrebbero attaccato con i bazooka“, prosegue.

Ancora: “Il nostro ottavo uomo era lo Stato non i servizi segreti. Hanno fatto una ricostruzione diversa, posso giurare che non c’erano uomini dei servizi. Io dovevo fare la guerra allo Stato“.

E poi: “Già sapevo che dovevamo colpire un magistrato. Io già il tipo di esplosivo da usare lo conoscevo. E conoscevo anche la tecnica. Durante la settimana dell’attentato sono salito a Palermo diverse volte. C’erano Giuseppe Graviano ma anche Matteo Messina Denaro. E poi i ragazzi Fifetto Cannella e Renzino Tinnirello“.

La risposta di Paci

Gabriele Paci, proprio sulla presenza di Avola durante la fase esecutiva, specifica: “Tale circostanza risulta in effetti essere stata riferita per la prima volta da Avola nel corso di un interrogatorio che si è svolto lo scorso anno dinanzi a magistrati di questa Dda a distanza di oltre 25 anni dall’inizio della sua collaborazione con l’autorità giudiziaria“.

I conseguenti accertamenti disposti da questa Dda, finalizzati a vagliare l’attendibilità di dichiarazioni riguardanti una vicenda ancora oggi contrassegnata da misteri e zone grigie, non hanno allo stato trovato alcuna forma di positivo riscontro che ne confermasse la veridicità. Dalle indagini demandate alla Dia sono per contro emersi rilevanti elementi di segno contrario che inducono a dubitare tanto della spontaneità quanto della veridicità del suo racconto“, aggiunge.

Ancora: “Per citarne uno, tra i tanti, l’accertata presenza dello stesso Avola in Catania, addirittura con un braccio ingessato, nella mattinata precedente il giorno della strage, là dove, secondo il racconto dell’ex collaboratore, egli, giunto a Palermo nel pomeriggio del venerdì 17 luglio, avrebbe dovuto trovarsi all’interno di un’abitazione sita nei pressi del garage di via Villasevaglios, pronto, su ordine di Giuseppe Graviano, a imbottire di esplosivo la fiat 126 poi utilizzata come autobomba“.

Il Procuratore prosegue: “Colpisce peraltro che Avola anziché mantenere il doveroso riserbo su quanto rivelato a questo ufficio, abbia preferito far trapelare il suo asserito protagonismo nella strage di Via D’Amelio, oltre a quello di Messina Denaro, Graviano ed altri, attraverso interviste e la pubblicazione di un libro“.

E lascia altresì perplessi che egli abbia imposto autonomamente una sorta di ‘discovery’, compromettendo così l’esito delle future indagini, dopo che l’ufficio aveva provveduto a contestargli le numerose contraddizioni del suo racconto e gli elementi probatori che inducevano a dubitare della veridicità di tale sue ennesima progressione dichiarativa“, conclude.

Fonte foto: wikipedia.it