Strage di via D’Amelio: gli eroi sulle “gambe” dei bambini

PALERMO – Bambini per la legalità e per la diffusione di messaggi di pace. In occasione del 26esimo anniversario della strage di Via Mariano D’Amelio, il luogo della tragedia si trasforma in un campus per bimbi, grazie ai progetti “Coloriamo via D’Amelio” e “Lo sport è un diritto per tutti”.

“Gli uomini passano, ma le idee restano e camminano sulle gambe di altri uomini“, diceva Giovanni Falcone, collega di Paolo Borsellino, ucciso anche lui da Cosa Nostra, quasi due mesi prima la strage di via D’Amelio.

Letture e attività ludiche, laboratori sportivi e ricreativi, oggi, per ricordare le vittime della mafia. Paolo Borsellino e gli agenti della Polizia di Stato Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, morti la domenica del 19 luglio ’92, sono anche sulle “gambe” e nei cuori dei più piccoli.

Sulla dinamica e sui mandanti della strage, dopo 26 anni, sono molti i punti oscuri, dovuti anche ai tantissimi depistaggi, volti a coprire la trattativa Stato-Mafia. Alle ore 16,58 una Fiat 126, rubata, saltò in aria con 90 chilogrammi di esplosivo, causando le morte dei grandi “eroi del quotidiano”, appena scesi dalle loro auto.

Come messo in luce, sin da subito, dall’unico sopravvissuto, l’agente Antonino Vullo, nella tragedia venne fatta sparire anche la famosaagenda rossa” del magistrato, la quale, però, non scomparve a causa dell’esplosione.

Tra i bambini, oggi, anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, Rita Borsellino e il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. Quest’ultimo parla alla folla di verità e giustizia, accostando a questi il tema della ricerca della libertà personale: “Questa tragedia ha un valore simbolico forte che vuole trasmettere ai ragazzi dei valori importanti”.

Sono 13 le domande che la figlia di Borsellino, Fiammetta, si pone ancora adesso e che ha diffuso attraverso il quotidiano “La Repubblica”. Nel giugno scorso, la Corte d’Assise di Caltanissetta ha definito il plurimo omicidio di via D’Amelio “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana”.Una tragica storia che vede protagonisti magistrati, criminali pentiti, falsi pentiti, amministratori dello Stato, boss di diverse cosche, ma, soprattutto, chi ancora spera nella giustizia.