PALERMO – Uno lo arrestavano e già era pronto ad attivarsi chi doveva prendere il suo posto.
Così la gestione delle principali piazze di spaccio del quartiere Zisa di Palermo era in mano sempre allo stesso gruppo criminale. Nulla poteva scalfirli, neanche i numerosi blitz di carabinieri e polizia che avano “cacciato” in carcere già una buona fetta della rete.
Ma loro puntuali ogni giorno con pusher e vedette entravano in azione: cedevano dosi di cocaina, eroina hashish e marijuana e poi passavano alla conta delle banconote che incassavano.
Stamattina, però, i carabinieri della compagnia di Palermo San Lorenzo supportati dal XII Battaglione Sicilia e da alcune unità cinofile antidroga hanno decapitato la testa di quel gruppo criminale che in una frazione di secondo riusciva a riprodursi e penetrare sul territorio come una piovra.
Ventitré le persone arrestate, 15 in carcere e 8 divisi fra arresti domiciliari e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Tutti accusati di “associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti” e “produzione, traffico e detenzione di droga”.
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Le misure cautelari sono state disposte dal Gip Daniela Cardamone del tribunale di Palermo su richiesta della procura e a coordinare le indagini, che sono iniziate nel 2014, sono stati il procuratore aggiunto Teresa Principato e il sostituto Siro De Flammineis.
Gli spacciatori si muovevano fra le vie Gualtiero Offamilio, Matteo D’Aiello, Bernardo Cabrera, Regina Bianca e Alcadino da Siracusa e guadagnavano quotidianamente circa duemila euro. Alcuni lavoravano a casa lanciando la droga dalle finestre o calando un paniere dal balcone,e altri in strada.
Due erano le associazioni criminali con struttura gerarchica: una si occupava di cocaina ed eroina e faceva capo a Luca Giardina e Umberto Machì, l’altra di hashish e marijuana ed era gestita da Antonino Stassi e Claudio Missaghi. Entrambe le realtà condividevano le basi logistiche per lo stoccaggio, il taglio e il confezionamento al dettaglio della sostanza oltre alla divisione dei guadagni.
Le famiglie finite nell’occhio del ciclone sono Catalano, Missaghi e Cardinale, tutte imparentate fra loro e proprietarie del minimarket all’angolo fra via S. De Perche e il vicolo Alcadino da Siracusa. La catena di montaggio era la seguente: il tossicodipendente faceva l’ordinazione nell’esercizio commerciale, uno dei componenti delle famiglia andava a casa si faceva consegnare la droga e tornava. Gli spostamenti più delicati vedevano intervenire le donne che trasportavano lo stupefacente in un borsello fucsia.
Ma un altro punto nevralgico era costituito da quell’abitazione a piano terra nel condominio di via Re Tancredi, qui avvenivano molte riunioni fra spacciatori e vertici.
C’era chi lavorava la mattina, chi il pomeriggio, chi la sera. La marijuana e l’hashish confezionate in involucri di cellophane trasparente mentre la plastica colorata per l’eroina e la cocaina. Il prezziario era il seguente: a fronte dei 15 € pagati per una dose da ¼ di grammo, il costo di una dose da 1 gr era di appena 30 €.
Ma il dato più allarmante è che lo spaccio avveniva sotto gli occhi indifferenti degli abitanti della zona… e fra la vendita di una dose e l’altra i bambini giocavano serenamente a pallone.
Ecco i nomi degli arrestati: in carcere sono finiti Domenico Bertolino, Giuseppe Buccafusco, Antonio e Natale Catalano, Luca Giardina, Gianluca Giordano, Umberto Machì, Pietro e Salvatore Messina, Claudio Missaghi, Raimondo Pedalino, Alessio e Benedetto Scafidi, Antonino Stassi e Laura Tarallo. Ai domiciliari Giovanna e Pietra Cardinale, Salvatore Catalano, Damiano Gargano e Alessandro Genuardi mentre dovranno presentarsi all polizia giudiziaria Giovan Battista Cardinale, Gianluca Cascino e Nazareno La Corte
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