Smantellato il mandamento di Brancaccio: 18 arresti

Smantellato il mandamento di Brancaccio: 18 arresti

PALERMO – Spaccio ed estorsione. Erano queste le prerogative del mandamento di Brancaccio a Palermo.

Una spallata violenta è stata data, stamattina all’alba, alla mafia locale con l’arresto di 18 persone fra boss e gregari.

Natale Bruno era il capo, l’uomo d’onore per eccellenza. Lui intratteneva rapporti con alcuni trafficanti di droga di Milano, Napoli e Trapani, lui assoldava la manovalanza… lui pretendeva il pizzo da tutti i commercianti della zona.

Dalle indagini è emerso che nel 2012, proprio quattro malviventi campani vennero ospitati a Palermo e misero a segno diversi bottini, assaltando le casse continue di alcune banche, collaborati da un uomo di fiducia di Natale.

Bruno si vantava di essere “figlio” della buona scuola, quella di Michele Graviano e dei suoi figli Giuseppe e Filippo, al carcere duro da vent’anni. Quella cioè dei boss che organizzarono l’esecuzione nei confronti di don Pino Puglisi.

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Ora il testimone era passato nelle sue mani. Il nuovo capo cosca a casa teneva armi e i suoi “affari” li sbrigava in un magazzino di via Gaetano Di Pasquale.

Il mandamento di Bracaccio, anche per la sua posizione strategica, era punto di riferimento di Cosa Nostra, alla quale assicurava contatti costanti con le altre famiglie mafiose come quella di Bagheria.

Il racket era il cavallo di battaglia del clan che aveva disseminato talmente tanta paura nella zona che tutti i commercianti pagavano il pizzo consegnandolo fino a domicilio.

Con l’operazione “Zefiro” è stata, quindi, ricostruita la vita criminale di uno dei più potenti mandamenti mafiosi della città.

Le indagini sono state coordinate dai procuratori aggiunti Leonardo Agueci e Vittorio Teresi della DDA della procura della Repubblica di Palermo e dai sostituti Francesca Mazzocco, Caterina Malagoli e Ennio Petrigni.