Cronaca

Simulano incidenti stradali spaccando ossa alle “vittime”: smantellata associazione criminale, 23 indagati

PALERMO – Operazione della Polizia di Stato eseguita a Palermo e nelle province di Novara, Torino, Vercelli, Milano e Varese, nei confronti di 31 persone, di cui 8 risultate destinatarie del decreto di fermo e decreto di sequestro preventivo, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, 23 destinatarie dell’informazione di garanzia e contestuale informazione sul diritto di difesa della persona sottoposta ad indagini.

Gli otto destinatari del provvedimento di fermo sono sottoposti a indagine perché si ipotizza a loro carico il coinvolgimento a vario titolo in una associazione criminale che, tra il 2017 e il 2020, si sarebbe resa responsabile di una serie di reati afferenti le frodi in danno di numerose compagnie di assicurazione.

Tali frodi, consistite nel denunciare falsi incidenti stradali, sono state quasi tutte commesse con metodi cruenti, cioè mediante la frattura degli arti di diversi soggetti coinvolti in qualità di “vittime”. In altri casi, l’associazione ha “acquisito”, mediante raggiri o attraverso metodi estorsivi, pratiche riguardanti altri sinistri stradali, sempre aventi vittime, soggetti polifratturati.

Per quasi tutti gli incidenti stradali individuati, le cui relative pratiche amministrative sono state seguite dal gruppo criminale identificato, è stato rilevato che quasi tutte le “vittime” hanno denunciato di essere state investite mentre percorrevano vie cittadine in sella a biciclette.

È stato possibile comprendere attraverso i falsi sinistri stradali individuati e quelli fortemente sospettati di essere falsi, oggetto di indagine, che il “giro d’affari” economico gestito dal gruppo criminale è stato superiore ad alcuni milioni di euro che le compagnie assicurative hanno corrisposto, a titolo di risarcimento, per le gravi lesioni patite dai denuncianti.

Grazie all’attività d’indagine espletata dai poliziotti del Commissariato di P.S. “Brancaccio”, è stato altresì possibile bloccare la liquidazione di alcuni indennizzi riguardanti altri incidenti stradali che si assumono falsi, i cui importi richiesti alle compagnie risultavano superiori ad alcune centinaia di migliaia di euro.

Soltanto per le pratiche risarcitorie individuate per i falsi sinistri stradali, che rappresentano una esigua parte dei numerosi sinistri organizzati e “gestiti” dall’associazione criminale (i cui capi sono i pregiudicati Vincenzo Maccarrone, Giuseppe Zizza e Matteo Corrao), il volume d’affari è stato molto rilevante, quasi due milioni di euro, in quanto sono stati liquidati dalle compagnie indennizzi pari a 704.068 euro, riuscendo a bloccarne altri, nel frattempo richiesti, per un importo totale di 1.025.000 euro.

Inoltre, uno degli indagati (G.F.) avrebbe occultato i proventi illeciti, concorrendo alla intestazione fittizia di beni mobili a un familiare (G.F.), anch’egli indagato, che in realtà di fatto erano di proprietà di uno dei capi dell’organizzazione criminale.

Le indagini hanno riguardato diversi sinistri stradali, denunciati a Palermo, in Piemonte e in Lombardia, da palermitani recatisi in quei luoghi, ufficialmente “per cercare lavoro” oppure “in vacanza” (G.P., G.B., L.C., L.P., S.C., A.M. F.G., M.S., R.S., G.A., E.P., A.G., P.H., F.L. V.A.).

Le indagini sono state avviate dal commissariato di Pubblica Sicurezza Brancaccio nell’aprile del 2020, quando presso l’Ufficio Postale “Acqua dei Corsari” di Palermo, sito in via Galletti, è stato indagato in stato di libertà, per i reati di cui agli artt.477 e 482 c.p., un soggetto (S.P.) trovato in possesso di una carta d’identità palesemente contraffatta appena utilizzata nel tentativo di aprire un conto corrente. In quel contesto si è scoperto che altra analoga operazione di apertura di un conto corrente è stata portata a compimento da un altro degli indagati, che aveva però presentato un documento autentico.

Da quel momento le investigazioni sono proseguite con acquisizioni di documentazioni varie, ma soprattutto con attività tecniche d’intercettazione.

Sono state acquisite anche le dichiarazioni confessorie rese da due “vittime” di incidenti stradali, le quali hanno raccontato dell’organizzazione dei rispettivi falsi incidenti, delle fratture subite e degli importi liquidati dalle compagnie assicuratrici, che sono stati acquisiti quasi interamente dai promotori del sodalizio criminale.

Tra gli indagati figurano tre soggetti (G.M., R.N. e A.Z.) che avrebbero assunto il ruolo di prestanome per l’apertura di conti correnti, gestiti di fatto dai capi dell’organizzazione, sui quali sono confluiti cospicui indennizzi concessi alle “vittime” ma rimasti nell’esclusiva disponibilità dell’associazione criminale.

Al riguardo sono stati effettuati vari servizi di osservazione e pedinamento che hanno consentito di cogliere gli attimi in cui i riciclatori o alle volte le stesse “vittime” prelevavano il denaro e lo consegnavano nelle mani dei capi.

Il sodalizio si sarebbe avvalso dell’aiuto di alcuni pregiudicati presenti nel nord Italia (M.V., D.M., C.S., L.P., S.S., D.M.) i quali hanno fornito appoggio logistico e hanno partecipato ad alcuni dei falsi sinistri denunciati.

Durante le indagini e specialmente durante l’attività d’intercettazione dei telefoni è stato rilevato che i tre capi dell’associazione criminale godevano di un tenore di vita estremamente dispendioso, dimostrando di avere notevoli disponibilità finanziarie.

Sono stati così effettuati gli accertamenti patrimoniali individuando beni mobili e immobili, ritenuti di provenienza illecita, di cui gli indagati hanno avuto la disponibilità, disponendone la destinazione ad altri soggetti, mediante interposizione fittizia nella titolarità, che sono risultati essere alcuni familiari ma anche soggetti estranei ai loro nuclei.

I patrimoni riconducibili agli indagati sono risultati, in valore, sproporzionati ai redditi dichiarati e alle attività lavorative svolte, ritenendo, sulla scorta degli elementi indiziari raccolti, che siano stati acquistati con i proventi o con il reimpiego del denaro frutto dello loro illecite attività.

Per tali motivi è stato anche eseguito il contestuale decreto di sequestro preventivo di alcuni beni mobili e immobili nella disponibilità dei capi del sodalizio criminale.

Nel corso dell’operazione di polizia eseguita da parte degli investigatori del commissariato di Pubblica Sicurezza Brancaccio, coadiuvati a Palermo dal personale del Reparto Prevenzione Crimine Sicilia Occidentale, e nelle province di Novara, Torino e Varese da personale in servizio presso gli Uffici di Polizia di quelle province, sono state effettuate varie perquisizioni, a conclusione delle quali è stato sequestrato materiale utile per le indagini, ma soprattutto sono stati sequestrati i seguenti beni:

  • 1 appartamento di centocinquanta metri quadrati;
  • 2 magazzini;
  • 1 autovettura Range Rover modello Evoque del 2019;
  • 1 autovettura BMW X4 del 2019;
  • 1 Fiat 500 del 2018;
  • 1 Smart del 2017;
  • 1 Moticiclo Honda SH del 2019;
  • 1 Motociclo Honda 125 del 2020;
  • 1 Piaggio Vespa 150 del 2016;
  • 1 Mercedes GLC del 2018;
  • 1 Audi del 2017.

Inoltre, 15 soggetti tra i 31 indagati sono stati segnalati al competente giudice in quanto percettori, direttamente o attraverso i loro familiari, del Reddito di Cittadinanza, al fine di valutare la sospensione immediata di tale beneficio.

Al termine delle attività i soggetti sottoposti a fermo sono stati condotti nelle strutture carcerarie più vicine, e all’esito delle successive convalide i vari gip hanno assunto i seguenti provvedimenti:

  • per gli indagati Vincenzo Maccarrone e Giuseppe Zizza è stata disposta la misura della custodia cautelare in carcere;
  • per l’indagato Matteo Corrao è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari;
  • per gli indagati G.B. e S.C. è stata disposta la misura cautelare dell’obbligo della presentazione alla Polizia giudiziaria;
  • gli altri tre indagati sono stati rimessi in libertà.

Giova precisare che gli odierni destinatari di misura restrittiva, sono, allo stato, indiziati in merito ai reati contestati e che la loro posizione sarà definitiva solo dopo l’emissione di una, eventuale, sentenza passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.

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