PALERMO – Da un incontro, a una sigaretta, ad una birra, alla cocaina e allo stupro: potrebbe essere riassunta così la storia di un ragazzino di 15 anni residente a Palermo e del suo orco, un 38enne, anch’essi del capoluogo siciliano.
A far venir fuori la vicenda è la vittima che con voce tremante e dettagli imbarazzanti ha deciso di far arrestare l’uomo dagli agenti della squadra mobile che, insieme al pubblico ministero, Chiara Capoluongo, e al giudice per le indagini preliminari, Lorenzo Matassa, hanno deciso di credergli ed ascoltarlo.
Tutto risale al 2015 e ad una giornata come tante quando, l’orco, seduto sul marciapiede della stazione centrale, incrocia il ragazzino e decide di offrirgli una sigaretta, niente di più. La vittima accetta, inizia una conversazione, e “ci si vede domani”. Stesso posto, stesso luogo. L’invito, successivamente, si sposta a Ballarò, a bere una birra e a fumare una canna. Il 15enne accetta, vomita, accusa malori e il tutto viene “filmato” dagli occhi increduli di un testimone: il padre. E’ proprio quest’ultimo a riportare a casa il figlio e a metterlo in punizione.
Ma non basta. Il ragazzino c’era già dentro. Da una canna ci si sposta nei pressi del Teatro Massimo e da lì a casa dell’orco. Niente castello reale, soltanto un luogo dove “farsi”.
“Ha tirato fuori una bustina, dentro c’era una polvere bianca, mi ha detto che era cocaina e mi ha detto se volevo tirare”, queste le parole riportate dal quotidiano LiveSicilia.
Il 15enne rifiuta ma è solo questione di tempo: qualche sera dopo, di nuovo a Ballarò, la stessa proposta. “Mi ha detto che mi faceva stare più sveglio e allora ho pensato che poteva essere buono per lo studio… ho tirato”.
Niente più casa, scuola, amici. Niente era più lo stesso per il ragazzo che, ancora scosso, continua a raccontare: “Mi sentivo grande”. Troppe e continue le uscite con l’uomo tanto che, una sera, scatta la denuncia dei genitori perchè il 15enne non tornava a casa.
Il passo dalla cocaina all’eroina è breve: “La comprava a Ballarò dai nigeriani che hanno negozi di frutta… io fumavo e lui si bucava”. Dalla droga alla violenza è un attimo. Gli incontri a casa dell’uomo sono sempre più frequenti e da lì iniziano le minacce: “Se vuoi scappare scappa, ma se io ti acchiappo ti ammazzo… se non mi fai fare quello che voglio ti do una coltellata nella pancia… io a quel punto piangevo e lui mi ha tolto i pantaloni e si è tolto i pantaloni…”.
Gli altri particolari li risparmiamo perchè agghiaccianti e sconvolgenti. Il racconto è diventato credibile anche grazie a dettagli come il ritrovamento di liquidi e sangue nelle mutande da parte della madre e anche grazie alle tracce di morfina nel sangue.
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