PALERMO – Sarebbe durato poco l’interrogatorio di Antonio Candela, coordinatore dell’emergenza sanitaria attualmente in corso e paladino dell’antimafia, indagato nell’operazione “Sorella Sanità“ della Guardia di Finanza, che ha scatenato una vera e propria bufera nel sistema sanitario siciliano, facendo venire alla luce un importante giro di mazzette che, secondo le indagini, ha coinvolto i pezzi da 90 della sanità siciliana.
Tra gli arrestati, oltre a Candela, ci sono anche Fabio Damiani, direttore dell’Asp di Trapani, e il suo faccendiere, Salvatore Manganaro. Candela, durante l’interrogatorio davanti al G.I.P., avrebbe seguito la stessa linea proprio di Manganaro e Damiani: si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere.
L’ex manager, avrebbe professato la sua innocenza, dicendo di non aver ricevuto alcuna mazzetta.
La decisione di non rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari sarebbe stata presa per esaminare tutti gli atti e i documenti che lo riguardano, in modo tale da poter chiarire la sua posizione.
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