PALERMO – Il clamore mediatico attorno alla figura del presidente della camera di commercio Roberto Helg – arrestato per aver chiesto una tangente di 100mila euro al pasticciere Santi Palazzolo – prosegue e non tende a placarsi.
La procura di Palermo ha chiesto la convalida dell’arresto e la permanenza in carcere dell’imprenditore che doverebbe essere sentito oggi dal gip Angela Gerardi. Helg è accusato di estorsione aggravata e – dopo aver ascoltato le intercettazioni telefoniche con lo stesso Palazzolo – ha vuotato il sacco confessando il suo reato.
Lui stesso ha spiegato che ha chiesto la tangente per far mantenere lo store all’aeroporto al pasticciere Palazzolo soltanto “per necessità”. Strane necessità del presidente che guadagnava 46mila euro lordi l’anno a cui si aggiungevano 30mila come vice presidente della Gesap, la società che gestisce lo scalo Falcone e Borsellino.
Se da un lato – dalla cronaca – emerge la figura sinistra di Helg, più volte protagonista di campagne antiracket e antimafia, dall’altro svetta la figura di Santi Palazzolo da Cinisi, un eroe “normale” che considera il denunciare ordinaria amministrazione.
In una nota Palazzolo ha spiegato: “Non si è avuto mai alcun dubbio sulla strada da percorrere; non si è mai avuta esitazione nel denunciare chi, finora, aveva invitato alla denuncia; non si è smesso di avere fiducia nello Stato e non si dimenticherà mai il senso di libertà provato nel farlo”.
Inoltre Palazzolo ha plaudito “al lavoro svolto da magistratura e carabinieri nell’esercizio del loro impegno per la tutela della legalità” e ha ringraziato “tutte le persone che hanno espresso solidarietà; le associazioni e le istituzioni che hanno mostrato apprezzamento”.
Sulla pagina Facebook di Palazzolo tantissimi i messaggi di solidarietà e di apprezzamento per il coraggio di denunciare. Tra i tanti quello di Vincenzo: “Grande Santi ci hai fatto sentire fieri di appartenere a questo popolo che, seppur tra mille contraddizione, ha “generato” persone come te: oneste, coraggiose e con un alto senso civico. Che il tuo esempio sia di monito per tanti altri. (JE SUIS SANTI – è veramente il caso di dirlo) – Noi siamo tutti con te. Avrei il piacere di stringerti la mano non appena saro in aereporto, che per ragioni familiari frequento spesso”.
Intanto il fronte antimafia – dopo il caso Montante – riceve un altro duro colpo alla sua immagine. La figlia di Libero Grassi – l’imprenditore ucciso per aver detto no al racket e abbandonato dalle istituzioni – è netta: spesso c’è un movimento “di facciata”.
Rosy Bindi, presidente della commissione nazionale antimafia in questi giorni in Sicilia, ha spiegato che i lavori riguarderanno “il movimento antimafia”: “Quando un simbolo – ha spiegato – si intacca e ci sono delle ombre su quella che viene considerata una realtà e che costituisce anche un pioniere dell’antimafia si indeboliscono gli anticorpi della resistenza alla criminalità organizzata”.