PALERMO – Sono rimasti chiusi per oltre un’ora nell’ambulanza del 118 vicino all’ospedale Ingrassia di Palermo con la febbre che superava i 40°. Due giovani immigrati nigeriani potrebbero essere stati contagiati dal virus ebola, ma è ancora presto per poterlo affermare.
I due giovani avrebbero atteso a lungo l’intervento dei medici soltanto per precauzione, visto che l’azienda non avrebbe fornito i presidi sanitari di protezione.
Ma in serata è arrivata puntuale la precisazione del direttore generale dell’Asp di Palermo, Antonino Candela: “Nessun caso Ebola all’Ingrassia e nessuna patologia di particolare rilevanza. L’Ospedale è, comunque, dotato di tutti i presidi di sicurezza e protezione.I due pazienti stranieri – ha spiegato il manager dell’Azienda sanitaria provinciale – sono stati regolarmente visitati e ‘presi in carico’ dai medici dell’ospedale. Presentano sintomi di patologie di non particolare rilievo. Per quanto riguarda la presunta ingiustificata attesa dei due pazienti in ambulanza ho disposto un’immediata indagine interna per verificarne la fondatezza. Purtroppo non è la prima volta che si scatenano allarmismi ingiustificati che creano grave preoccupazione nella popolazione”.
E intanto peggiorano le condizioni cliniche del medico di Emergency, originario di Catania, affetto da ebola e ricoverato allo Spallanzani di Roma dallo scorso 25 novembre. “Il paziente, le cui condizioni sono degenerate nel pomeriggio di ieri – ha dichiarato Giuseppe Ippolito dello Spallanzani di Roma – è attualmente sedato, essendo sottoposto ad assistenza respiratoria meccanica”.
Il medico si trova adesso ricoverato nel reparto di terapia intensiva fornito di tutte le caratteristiche essenziali per poterlo assistere e qui vi è stato trasportato secondo le procedure di sicurezza, che prevedono un trasporto attraverso un isolatore che evita ogni contatto con l’esterno.
Al momento il medico, che ha contratto il virus ebola in Sierra Leone, è costantemente monitorato da una task force di 30 medici e infermieri. Dal suo arrivo in Italia il paziente è stato trattato con un farmaco antivirale, con plasma da pazienti convalescenti (ovvero guariti da ebola) e con due altri farmaci sperimentali, uno dei quali agisce sulla risposta del sistema immunitario.
Sara Rossi