Processo Pilato, la donna piange in aula durante l’udienza

PALERMO – È iniziato il processo del tribunale del riesame che vede imputata Valentina Pilato, che appena un anno fa aveva ucciso la figlia appena nata e l’aveva gettata in un cassonetto, nascondendo la gravidanza ai parenti.

Il suo avvocato, Enrico Tignini, ha richiesto la scarcerazione e nei giorni scorsi, la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio la decisione del tribunale del riesame di Palermo, che aveva confermato la custodia cautelare in carcere per la donna. Secondo i giudici romani, infatti, il carcere, chiesto e ottenuto dalla Procura nell’aprile scorso, cioè a distanza di 5 mesi dal terribile gesto, non sarebbe la misura adeguata.

Il difensore vuole dimostrare che nell’atto della donna non c’era premeditazione. Inizialmente i pm avevano contestato alla giovane mamma il reato di infanticidio, ma successivamente l’imputazione è stata modificata in omicidio volontario, poiché si erano rilevati nei comportamenti di Valentina Pilato degli atteggiamenti lucidi, finalizzati all’occultamento della sua gravidanza e all’uccisione della bambina, a partire dall’alterazione del test di gravidanza che i familiari le avevano chiesto di fare. 

L’avvocato ha chiesto di sentire in aula, nelle prossime udienza, il marito, la madre e la sorella dell’imputata, ma anche gli amici e gli ex compagni di lavoro, e ha ricordato come “dopo il trasferimento del marito in Friuli, nell’Esercito, Valentina Pilato è stata sradicata dai suoi affetti e dai suoi legami per trasferirsi a Gemona del Friuli, in un piccolo paesino di provincia” presentando successivamente problemi psichici.

“La donna – continua l’avv. Enrico Tignini – è stata seguita da medici psichiatri fin dal giorno che ha lasciato l’ospedale Cervello, nel novembre di un anno fa e persino il giorno che è stata raggiunta dall’ordinanza di custodia cautelare, il 13 aprile del 2015, alle tre del pomeriggio, era stata nel centro specializzato per effettuare la visita psichiatrica”.

Valentina Pilato, dopo un anno dall’omicidio, durante l’udienza, seduta con la testa bassa sul banco degli imputati, non smette di piangere, guardata a vista da due guardie penitenziarie e interrogata prima dal pm Gaetano Guardì e poi ascoltata dal suo legale. 

Il processo è stato rinviato al prossimo 26 ottobre per ascoltare i primi quattro testi, verbalizzanti della Polizia giudiziaria.