“Premio Coraggio Emanuela Loi 2018”, premiate quindici donne per il loro coraggio e impegno quotidiano

“Premio Coraggio Emanuela Loi 2018”, premiate quindici donne per il loro coraggio e impegno quotidiano

PALERMO – Un premio prestigioso che serva di incoraggiamento alle donne premiate, e sia per tutte le altre uno stimolo a guardare al futuro con coraggio. Questo, in poche parole, il cuore del prestigioso “Premio Coraggio Emanuela Loi 2018”, consegnato a quindici donne italiane che si sono distinte per il loro coraggio e il loro impegno quotidiano.

L’evento, svoltosi all’interno della bellissima villa Malfitano, ha visto avvicendarsi numerose personalità, come il questore di Palermo, Renato CorteseClaudia Loi, sorella di Emanuela, l’avvocato e deputato del Pd, Lucia Annibali, Franca Viola, la prima donna in Sicilia a rifiutare il matrimonio riparatore, Chiara Frazzetto di Niscemi, vittima del racket.

Ad aprire le porte della manifestazione Angela Mattarella Fundarò, presidente del pool antiviolenza e per la legalità dellInner Wheel Palermo Normanna: “Questo premio è stato pensato immediatamente dopo la ricorrenza dello scorso 23 maggio, anche grazie al sostegno della Polizia di Stato perché Emanuela Loi è stata la prima donna in divisa a morire per mano della mafia. Era una ragazza deliziosa, sempre sorridente, che ha servito lo Stato nonostante il pericolo incombente. Le donne premiate rappresentano i valori della legalità, della determinazione nell’esercizio delle loro funzioni. Donne come Franca Viola, che ha di fatto cambiato la storia, ma anche donne manager, donne in divisa che hanno messo la loro vita al servizio dello Stato. Questo è il primo anno ma dal prossimo seguiranno le altre edizioni“.

Immancabile la testimonianza di Claudia Loi, sorella di Emanuela, tornata faticosamente in terra di Sicilia dopo ventisei anni. Poco prima di ricevere il premio, infatti, ha commentato con voce rotta dal pianto: “Emanuela era una ragazza semplice. Gioiosa, allegra e con una gran voglia di vivere. Lei stava facendo solo il suo dovere, purtroppo però le circostanze della vita hanno voluto che entrasse nella Storia. La sua morte secondo me, è servita a far capire a tutti noi che dobbiamo fare la nostra parte per costruire una società all’interno della quale i valori della legalità, della giustizia e della pace siano fortemente radicati, e che non sia più necessario morire per difenderli. Oggi vivo una grande emozione, perché torno in questa terra dopo ventisei anni per la terza volta. La prima il 23 maggio, per la nave della legalità. La seconda volta il 19 luglio, per l’anniversario della strage di via D’Amelio. Oggi, anche grazie all’aiuto di Emanuela, mi sono fatta forza ed eccomi qua. Anche se, con la mente, torno purtroppo indietro di ventisei anni, data che ha distrutto la mia famiglia, bisogna andare avanti. La vita continua. Oggi sono sicura che mia sorella è contenta“.

Renato Cortese, questore di Palermo, che all’epoca contribuì alla cattura del pericoloso latitante Bernardo Provenzano, commenta così la premiazione di quattro poliziotte: “Oggi, come qualcun altro prima di me ha affermato, l’impresa eccezionale è essere normale. Sicuramente si tratta di donne che svolgono il proprio mestiere con passione, coraggio e impegno. Siamo grati per la premiazione delle nostre poliziotte e per aver messo al centro dell’attenzione la donna, qualunque mestiere essa faccia, e sopratutto siamo grati per l’intitolazione del premio alla nostra Emanuela, quella che ha vissuto nell’assoluta normalità l’impegno del servizio, ma a cui è stato purtroppo negato di essere fidanzata, moglie, mamma. È sicuramente una cosa importante il fatto che le nostre poliziotte, nella loro normalità, siano eccezionalmente legate al ricordo di Emanuela Loi“.

Particolarmente toccante la storia di Chiara Frazzetto, vittima del racket e premiata a sua volta: “Sono lieta di ricevere questo premio, che dedico a tutte le donne ma soprattutto a mia madre, perché il vero coraggio l’ha avuto lei, quello di riconoscere gli autori del delitto e di non essersi mai tirata indietro, nemmeno davanti alle minacce di morte“. A chi le chiede perché non abbia abbandonato la Sicilia, infine, risponde guardando il proprio interlocutore dritto negli occhi: “Io non ho ucciso nessuno, quindi non mi sembrava giusto che ad andarmene dovessi essere io“.