PALERMO – Il 9 marzo 2017, una tragedia ha colpito il reparto di Psichiatria del Policlinico, quando una paziente, ricoverata in reparto, è riuscita a raggiungere il terrazzo della struttura e si è lanciata nel vuoto, morendo sul colpo.
L’evento ha portato a un processo per omicidio colposo che ha coinvolto 7 dirigenti dell’ospedale.
La sentenza
Oltre 7 anni dopo i fatti, il giudice della quarta sezione del tribunale monocratico, Sergio Ziino, ha emesso la sentenza: un anno di reclusione per Daniele La Barbera, all’epoca dei fatti direttore del reparto.
La Barbera è stato inoltre condannato a risarcire i familiari della vittima, che si sono costituiti parte civile con l’assistenza dell’avvocato Rosario Vento.
Gli altri imputati
Assolti, invece, gli altri 6 dirigenti.
Renato Li Donni, direttore sanitario fino al primo marzo 2017, è stato difeso dall’avvocato Renato Canonico.
Giuseppe Tranchina, responsabile fino al primo novembre 2016 della gestione dei rischi connessi agli ambienti di lavoro, è stato assistito dall’avvocato Alfredo Sergio Visconti.
Luigi Aprea, direttore sanitario, è stato difeso dagli avvocati Alessandro Buttelli e Matilde Vitello.
Roberto Colletti, dirigente amministrativo, ha avuto come legali Carmelo Pietro Russo e Giuseppe Di Stefano.
Mario Barbagallo, capo del dipartimento di Patologie emergenti e continuità assistenziali con delega alla sicurezza dei lavoratori, è stato assistito dall’avvocato Giuseppe Gerbino.
Infine, Eleonora Noto Laddeca, subentrata a Tranchina come responsabile, è stata difesa dagli avvocati Salvatore Gugino e Rosalia Maria Gugino.
L’accusa
Secondo la ricostruzione avanzata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Alfredo Gagliardi, gli imputati avrebbero avuto una responsabilità colposa per la morte della paziente, poiché erano consapevoli delle “croniche criticità strutturali e organizzative” del reparto di Psichiatria, già “oggetto di numerose segnalazioni e denunce”.
I locali risultavano inadeguati, con porte spesso aperte o danneggiate e prive di allarmi, finestre non a norma e sedie posizionate in prossimità di luoghi critici.
Inoltre, l’assenza di un impianto di videosorveglianza o di una vigilanza interna avrebbe impedito di monitorare i movimenti della donna, che così era riuscita a salire al secondo piano e raggiungere il terrazzo.
La decisione del giudice
Il giudice Ziino ha ritenuto fondate solo in parte le accuse, circoscrivendo la responsabilità al solo La Barbera.
Gli altri 6 imputati sono stati quindi totalmente scagionati dall’accusa di omicidio colposo.