Palermo, crisi nera per il teatro Biondo. Alajmo si dimette

Palermo, crisi nera per il teatro Biondo. Alajmo si dimette

PALERMO – Dimissioni si, dimissioni no, dimissioni ni. Non c’è pace per il teatro Biondo e i suoi vertici. L’ultima tegola, pochi minuti fa, ha colpito Roberto Alajmo, costretto alle dimissioni – al momento pare, sospese – a causa della forte crisi finanziaria che ha colpito il teatro e dalla quale non è più riuscito a venir fuori. Pietra dello scandalo gli stipendi dei dipendenti, fermi da tre mesi nonostante gli innumerevoli tentativi da parte loro di far sentire la loro voce, e il tentativo fatto anche dal sindaco Leoluca Orlando, di richiamare la Regione Siciliana alle proprie responsabilità, invitando chi di dovere «ad un confronto serrato, che renda possibile e sostenibile la presenza di una così importante istituzione culturale nella città di Palermo».

Unico barlume di speranza di queste ore, la notizia che a breve dovrebbero giungere gli stipendi di giugno e luglio.

Queste le parole del segretario dell’Slc Cgil di Palermo, Maurizio Rosso: “Abbiamo avuto rassicurazioni che in settimana arriveranno gli stipendi di giugno e luglio per i lavoratori del Teatro Biondo e la settimana prossima con l’arrivo del contributo nazionale e del contributo regionale sarà pagata la quattordicesima. Questa per il momento è l’azione più urgente. È inaudito che i lavoratori abbiano tre mesi di stipendi arretrati. I lavoratori, insieme al sindacato – aggiunge Rosso – sono preoccupati, stanno pagando in prima persona il prezzo di risanamento di questo teatro. È fondamentale erogare i finanziamenti in tempi e modi certi, un anno di ritardo porta al black-out totale dell’attività: gli interessi passivi delle anticipazioni bancarie si accumulano, non c’è possibilità di programmare le stagioni, non vengono pagati i fornitori. Tutto questo innesca un meccanismo diabolico. E invece la politica continua a improvvisare“.

Non resta che augurare al Biondo, come cantava la divina Callas nella “Aida” ‘ritorna vincitor’.

Teresa Fabiola Calabria