PALERMO – La città è stata spesso contesa dagli umani. In epoca storica da cartaginesi e romani, da arabi e normanni, da francesi ed aragonesi, da borbonici e garibaldini. Adesso però gli schieramenti descrivono specie diverse. Da un lato gli umani, dall’altro ratti, gabbiani, cani randagi e cinghiali.
Il mese di ottobre ha segnato il punto di non ritorno. A seguito della derattizzazione del canale Boccadifalco i ratti si sono insediati nello stesso quartiere Boccadifalco, e nelle abitatissime via Calatafimi e via Pitrè. È stata la quarta circoscrizione comunale – che come le altre non ha alcun potere reale – a lanciare l’allarme.
I gabbiani – una volta uccelli marini – volano di giorno da Mondello e dal porto verso la discarica a cielo aperto di Bellolampo, dove banchettano tra i rifiuti e tornano la sera, talora volando in formazione, a mare. Durante il tragitto si fermano sui tetti della città, sfruttandone le comodità.
Il randagismo è ormai endemico in città. Da un lato il canile municipale di via Tiro a Segno è al collasso per gli oltre 250 cani ospitati, sovrannumero che impedisce di utilizzare gli ambienti per le sterilizzazioni, e per l’assenza di risorse che mette in discussione il pagamento del personale dell’Associazione Ada che vi lavora, dall’altro mancano i soldi per completare il rifacimento delle strutture del Rifugio del Cane Abbandonato della Favorita, gestito da volontari che fanno di tutto per salvare e accudire gli animali.
La conclusione è che si moltiplicano i casi di morsi ed aggressioni da parte
di branchi di randagi inselvatichiti, soprattutto nella zona dell’Ospedale
Civico.
Ma la situazione più preoccupante riguarda Monte Pellegrino, secondo Goethe il più bel promontorio del mondo, ma adesso impreziosito da rifiuti, strade interrotte al traffico, incredibile mancata tutela e valorizzazione degli splendidi graffiti preistorici dell’Addaura e, finalmente, dalla presenza di pericolosissimi cinghiali non originari che inizia a sconsigliarne la fruizione. Sono stati già avvistati nelle falde e ripropongono, in piena città, la situazione di danno per la coltura e per gli animali domestici e grave pericolo per l’incolumità personale già presente, ed inutilmente segnalata dai sindaci delle Madonie alla Presidenza della Regione. Ma i politici di casa nostra sono in tutt’altre faccende affaccendati.
Giovanni Paterna