PALERMO – Sono passati 46 anni dall’omicidio mafioso in cui persero la vita il giudice Cesare Terranova e il suo agente di scorta Lenin Mancuso.
La storia del giudice Cesare Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso
Negli anni Terranova si è occupato di numerosi processi rivolti a membri appartenenti alla criminalità organizzata. Nel corso della sua carriera lavorativa, da Palermo a Messina, per poi spostarsi anche il altre zone della Sicilia, diede un importante contributo nella lotta contro Cosa Nostra.
Inoltre, fu uno dei pochi a capire fin da subito che la mafia stava cambiando, avvertendo quasi un’evoluzione della sua ramificazione/stratificazione, anche all’interno dello stesso Stato. Nel tempo, ricoprì anche l’incarico di membro della Commissione Antimafia, passando dal ruolo di rappresentante parlamentare.
In questo modo, con la sua profonda esperienza e conoscenza del territorio, e più in generale della mafia e dei suoi mutamenti, cominciò a battersi affinché le pene da scontare per associazione a delinquere fossero più severe e rigorose.
L’agguato mafioso il 25 settembre del ’79 verso Cesare Terranova e Lenin Mancuso
Il giudice Cesare Terranova perse la vita la mattina del 25 settembre 1979, mentre stava uscendo di casa, come suo solito, per recarsi a lavoro. Insieme a lui rimase vittima anche il suo componente della scorta, ovvero il maresciallo Lenin Mancuso.
Il tutto si svolse nel giro di pochi minuti, quando la Fiat 131 sulla quale si trovavano entrambi, passando da una strada secondaria, fu bloccata da una transenna a causa di alcuni “lavori in corso”. Subito dopo, l’auto venne affiancata da alcuni killer di Cosa Nostra, che spararono una serie di colpi. Il giudice Terranova morì sul colpo, e l’agente di scorta Lenin pochi minuti più tardi, per le gravi ferite riportate.
In questa giornata Palermo, la Sicilia e anche il resto d’Italia, ricordano con varie iniziative, nel 46esimo anniversario dalla scomparsa, due esempi di grande valore, che hanno speso la propria vita all’insegna di verità e giustizia.
Le parole del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla
“Nel giorno dell’anniversario del vile attentato mafioso – afferma il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla – in cui persero la vita il giudice Cesare Terranova e il maresciallo Lenin Mancuso, la Città di Palermo si stringe nel ricordo di due uomini dello Stato che hanno sacrificato la propria esistenza per la giustizia, la verità e la libertà“.
“Oggi ricordiamo due servitori dello Stato che, con coraggio e integrità, hanno combattuto la mafia – prosegue – in un’epoca in cui farlo significava esporsi, senza protezioni, a rischi altissimi. Cesare Terranova è stato un magistrato visionario, tra i primi a comprendere e indagare i legami tra mafia e potere“.
“Lenin Mancuso ha condiviso con lui questo destino, testimone silenzioso e valoroso della lotta alla criminalità organizzata. Nel 1979, l’omicidio di Cesare Terranova e Lenin Mancuso segnò – spiega il primo cittadino – uno spartiacque nella storia della lotta alla mafia“.
“A distanza di oltre quarant’anni, la memoria di quel tragico giorno – conclude – rappresenta non solo un doveroso omaggio, ma un monito per le istituzioni, la società civile e le nuove generazioni. Palermo non dimentica. Onorarli significa continuare la loro battaglia con gli strumenti della democrazia, della legalità e della cultura“.
Il commento dell’assessore alle Politiche giovanili, Fabrizio Ferrandelli
“Oggi più che mai – dichiara l’assessore alle Politiche giovanili, Fabrizio Ferrandelli – è importante coltivare il ricordo di chi ha pagato con la vita per rendere la nostra città libera dal giogo di cosa nostra e della criminalità organizzata e la presenza dei ragazzi delle scuole ci ammonisce sull’importanza di custodirne la memoria per proiettarci sempre più consapevolmente al futuro“.
“Nessuno di questi bambini era nato 46 anni fa ed è importante – sostiene l’assessore, presente stamattina alla commemorazione in rappresentanza dell’Amministrazione comunale – che sappiano che le nuove opportunità acquisite le dobbiamo ad uomini come il giudice Terranova ed il maresciallo Lenin Mancuso, affinché possano essere fari ed esempi formativi che li accompagnino nella vita“.