MISILMERI (PALERMO) – La piazza di Misilmeri è gremita, così come la chiesa San Giovanni Battista, per l’ultimo saluto di Sara Campanella, la giovane 22enne uccisa dal collega universitario a Messina, sul viale Gazzi, nelle vicinanze dello Stadio “Celeste”.
La salma è stata portata a spalla dalla chiesa delle Anime Sante, dove si è tenuta la camera ardente, alla chiesa San Giovanni Battista.
I giovani indossano una maglietta bianca con la scritta nera “No Violenza”. I familiari hanno portato una foto con l’immagine di Sara e un palloncino rosa a forma di cuore con sopra scritta la sua frase preferita: “Mi amo troppo per stare con chiunque“.
Un silenzio “assordante” ha caratterizzato questi momenti. Solo quanto la bara bianca ha iniziato a salire le scale della chiesa si è levato un applauso. La funzione è presieduta dall’Arcivescovo Don Corrado Lorefice.
“Siamo qui sconvolti. Senza parole. Dinnanzi al corpo di Sara. Corpo martoriato. Sacrificato. Vita che ci è stata rubata. Perché? Ancora una volta, risuona un grido: perché? Perché questo strazio indicibile inflitto ai cari genitori Cetty e Alessandro, al fratello Claudio, ai familiari, al fidanzato, agli amici, alla città intera? Una vita distrutta e rubata troppo presto, in modo oltremodo crudele. L’uomo – dice la Bibbia – ha due strade: quella della relazione e quella della violenza. Ma vediamo come la violenza abbia ancora distrutto la bellezza di Sara, la bellezza delle sue relazioni, la bellezza che lei aveva il compito di far crescere nel mondo attraverso i suoi studi universitari, la realizzazione della sua vocazione professionale e la relazione con l’uomo che lei liberamente aveva scelto di amare”.
Lo ha detto Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo nel corso della celebrazione.
“E in questo corpo trafitto ci sembra che sia racchiuso il dolore di un mondo nel quale ancora domina la violenza. In particolare sulle donne – ha aggiunto Lorefice – Oggi, in questo mondo sempre più segnato da violenta brutalità e lacerato da conflitti, assistiamo alla barbarie di corpi abusati, mutilati, eliminati, ricacciati e rinchiusi in luoghi di tortura. Ma la violenza, ogni forma di violenza, per qualsiasi motivo si scateni, è sempre un fallimento che riguarda tutti”.
“L’amore non uccide. È assurdo. Nel corpo di Sara piangiamo il destino dell’umanità quando essa sceglie la violenza, la morte. Non ci sono parole per consolare il vostro strazio, cari genitori. Siamo in silenzio con voi. E vi doniamo le nostre lacrime. L’intera famiglia umana oggi piange Sara. E noi qui, stamattina, anzitutto la consegniamo ad un Corpo che è stato anch’esso martoriato e ucciso: il Corpo crocifisso di Gesù di Nazareth. Ucciso con violenza da uomini che non sapevano quello che facevano. Perché chiunque è violento non sa che la violenza ha la forza distruttiva di una bomba all’idrogeno: provoca una deflagrazione a cascata. Nel costato di Cristo, aperto e trafitto con violenza, entrano tutti i cuori lacerati dalla violenza. I cuori lacerati dei familiari di Sara. I cuori di noi tutti. Non abbiamo parole da darvi, sorelle e fratelli. Solo un Corpo, un Cuore, dentro il quale piangere il dolore senza fine della vostra e nostra ‘piccola’ Sara”.
“Sara è stata strappata: tu mamma Cetty, tu papà Alessandro, tu Claudio suo amato fratello. Voi suoi amici – ha aggiunto Lorefice – Solo nostro Signore, che è morto trafitto nell’abbandono della croce, dopo aver squarciato con un grido il silenzio del Padre, solo Lui sa come starvi vicini. In silenzio. Accogliendo il vostro silenzio e il vostro grido, la vostra ribellione e la vostra disperazione. Il vostro desiderio di riabbracciare per sempre Sara. Di comunione eterna, che solo Dio può dare“.
Fra i presenti anche il governatore della Regione Sicilia Renato Schifani, accompagnato dal deputato Gaspare Vitrano. Presenti anche i sindaci di Messina, Federico Basile, e di Misilmeri Rosario Rizzolo, oltre ai vertici delle forze dell’ordine.
La chiesa di San Giovanni Battista non può contenere tutti quelli che si sono ritrovati a Misilmeri per partecipare all’ultimo saluto. Per questo è stato installato un maxi schermo in piazza che permette di seguire dall’esterno la funzione religiosa.
Sui cancelli della cittadella universitaria di Palermo in via Ernesto Basile, in concomitanza con i funerali, è stato esposto uno striscione con la scritta “il femminicidio è omicidio di Stato”.
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