Muore per un parto prematuro dopo giorni di agonia: la tragedia della giovane Federica Tarallo

Muore per un parto prematuro dopo giorni di agonia: la tragedia della giovane Federica Tarallo

PALERMO – Nello sconforto più totale il paese di Monreale per ciò che è successo presso l’ospedale Ingrassia di Palermo, dove è stata ricoverata e operata d’urgenza, per parto prematuro, l’assistente sociale di ventisette anni, Federica Tarallo. Subito dopo il ricovero e il parto forzato perché era al settimo mese di gravidanza, sono sopraggiunte le complicazioni, e trasferita all’ospedale Villa Sofia, dove il suo cuore ha cessato di battere. La sua sofferenza si era protratta per cinque giorni, è andata via per sempre senza aver visto la sua bimba appena nata e che doveva essere la sua gioia per avercela fatta.

La sua situazione clinica era molto fragile, perché dovuta alla sua seconda gravidanza dopo un aborto che gli ha fatto perdere, in precedenza, due gemellini. Il ricordo immediato di Federica è stato quello di rappresentarla come una ragazza dal volto solare e amata da tutti.

Sconvolti il marito, i genitori, la sorella e gli amici che disperano della mancanza della giovane donna sposata da quasi due anni. Le esternazioni di Federica, quando, prima di venire a conoscenza di essere incinta, e avendo avuto un aborto in precedenza, aveva scritto sui social: “Solo chi c’è passata può capire quello che una donna prova in quella sala operatoria perché lì dovresti entrare per dare alla luce tuo figlio e fare la cosa più bella al mondo e invece entri e senti talmente freddo che penso che un freddo del genere io non l’abbia mai sentito in vita mia, quel giorno un pezzo di me è morto con loro per sempre

Quel dolore così immenso che avrebbe potuto riempire con l’arrivo della sua bimba che le avrebbe rifatto battere il cuore. “Potrò essere esagerata, potrò essere melodrammatica, ma quelli erano i miei figli e adesso non ci sono più e non potrò mai abbracciarli, non potrò mai vedere i loro volti, assistere ai loro primi passi o sentire le loro prime parole. Non mi rimane niente se non qualche foto di me con la pancia o qualche ecografia. Questo dolore non credo che potrà mai passare“.