PALERMO – È morto Enzo Castagna, all’anagrafe Umberto, impresario di pompe funebri, ma anche organizzatore di comparse cinematografiche. Si è spento oggi, all’età di 82 anni.
La vita
Enzo Castagna gestiva la sua agenzia in via Serpotta, angolo via Re Federico, dove organizzava tutto il necessario per allestire un set cinematografico e reclutava comparse per le riprese dei film.
Grazie a questo lavoro, è diventato popolare non solo nel suo quartiere, ma anche tra i registi di fama internazionale come Luchino Visconti, Vittorio De Sica, Pierpaolo Pasolini, Francis Ford Coppola, Francesco Rosi, Damiano Damiani e Peppuccio Tornatore, diventando il punto di riferimento per le grandi produzioni cinematografiche che sbarcavano a Palermo. Tuttavia, la storia di Castagna è stata segnata da momenti controversi, tra set cinematografici e carcere, in un contesto mafioso.
Negli anni ’90, Castagna è stato indagato per voto di scambio, accusato di offrire lavoro alle comparse cinematografiche in cambio del loro voto a favore di un partito indipendentista fondato da Ernesto Di Fresco, finendo in galera.
Nel 1995, Enzo Castagna è stato arrestato insieme ai suoi due figli, Gaetano e Tommaso, con l’accusa di avere organizzato per conto di Cosa Nostra una mega rapina alle poste che fruttò oltre dieci miliardi di lire.
Anche i suoi figli che come il padre erano impresari funebri, sono stati coinvolti in vicende giudiziarie, con pesanti condanne per estorsione aggravata dal metodo mafioso durante le riprese de “Il Segreto dell’Acqua”.
Nonostante i suoi problemi legali, Enzo è stato anche animatore di feste di piazza con i principali cantanti neomelodici, come il catanese Gianni Celeste.
Il documentario “Enzo, domani a Palermo”
Sulla sua vita, Ciprì e Maresco hanno realizzato un documentario, presentato nel 1999 al Festival del cinema di Venezia e apprezzato sia dal pubblico che dalla critica.
Il titolo è “Enzo, domani a Palermo“. Nel documentario è stata raccontata in modo magistrale la sua vita, mostrando come la mafia abbia influenzato il cinema a Palermo negli anni ’80 e ’90. Secondo Emiliano Morreale, critico cinematografico de “L’Espresso”, il documentario è stato in grado di raccontare meglio di qualsiasi giornalista o esperto di mafia come sia stato il rapporto tra mafia e cinema a Palermo.