Morì per un’embolia dopo essere stato rimandato a casa dal pronto soccorso: chiesta condanna per 4 medici

Morì per un’embolia dopo essere stato rimandato a casa dal pronto soccorso: chiesta condanna per 4 medici

PALERMO – Sono accusati della morte di Emilio Reforgiato, un 28enne, istruttore di palestra, che sarebbe deceduto per un’embolia polmonare. Per i quattro medici dell’ospedale Ingrassia Florinda BasconeRosanna Giaramidaro, Rosalba Tantillo, e Sebastiano Scalzo , la Procura di Palermo ha chiesto che scontino due anni di carcere ciascuno per omicidio colposo.

L’embolia sembra non essere stata diagnosticata in tempo a causa di un errore medico.

Il giovane è deceduto il 23 novembre del 2009 e il reato sarà prescritto a febbraio prossimo ma, se gli imputati dovessero essere condannati, dovrebbero rimanere valide le eventuali disposizioni riguardanti il risarcimento danni.

Il ragazzo morì cinque giorni dopo essersi recato al pronto soccorso per forti dolori al torace e alla spalla. I medici, dopo un giorno, lo mandarono a casa diagnosticandogli sindrome influenzale ed escludendo problemi cardiaci. Un mese prima, il 28enne si era fratturato il piede sinistro, circostanza che aveva riferito al pronto soccorso, ma che i medici non scrissero in cartella.

I familiari del ragazzo, madre, padre e fratello, costituitisi parte civile nel processo e difesi dagli avvocati Roberto e Dario D’Agostino e Giovanni Di Benedetto, hanno chiesto una provvisionale di 100mila euro per ciascun assistito.

Secondo l’accusa l’immobilizzazione del gesso, messo nell’occasione della frattura, creò l’embolia, che si sarebbe manifestata dopo un mese. Questa si sarebbe potuta contrastare con una semplice iniezione di eparina, ma l’ipotesi non fu presa in considerazione dai medici.