MISILMERI – “Abbiamo letto su decine di siti e giornali web del cane che, a Misilmeri, ha morso un bambino di due anni”. Nel paese di Misilmeri si è scatenata una vera e propria bomba mediatica; inaccettabile secondo l’associazione “Gabbie Vuote” di Firenze, che con una mail alla nostra redazione ha voluto denunciare una problematica situazione di randagismo nel nostro territorio.
A questa notizia “è stato dato molto rilievo, sono state usate parole contraddittorie come tragedia e condizioni non gravi, mostrate immagini di pitbull, rottweiler e meticcio – scrive l’associazione – per screditare il cane, animale che ha percorso con l’uomo il sentiero dell’evoluzione, quell’amico fedele, quella creatura che ci serve con amore in tutti i bisogni della fragilità umana (guida, soccorso, aiuto, difesa, ricerca, guardia, terapia, ecc.)”.
Poi arriva la denuncia: “Si spendono energie, risorse, tempo, emozioni per raccontare di un morso mentre non ci si impegna minimamente affinché le Istituzioni e le amministrazioni svolgano il loro compito obbligato nei confronti dei cani randagi, sofferenti, feriti, malati, avvelenati che a Misilmeri, Sicilia, non sembra abbiano cittadinanza”.
Nel pratico – come riporta anche la lettera – l’obbligo da parte delle istituzioni è espresso chiaramente dalla legge quadro 281, in vigore fin dal 1991, la quale cita testualmente che i cani vengono codificati come animali d’affezione e impone la loro sterilizzazione, la custodia, la tutela.
“Impone che si costruiscano canili municipali, che si promuovano adozioni in modo che il randagismo venga eliminato e con questo il pericolo di incidenti e delle varie atrocità a cui gli animali vanno incontro”.
“Ma, nonostante gli oltre venti anni passati, leggiamo perfino sul sito del Comune di Misilmeri del morso al bambino http://ita24.it/comune/misilmeri ma non leggiamo la parola cane, né Assessorato all’Ambiente, né Regolamento di tutela animali, né canile municipale, né lotta al randagismo. L’Amministrazione si avvale senza pudore delle associazioni di volontariato, di quelle persone che, per compassione, spendono il loro tempo, il loro denaro, la loro fatica, i loro sentimenti per lasciare ai cani una vita”.
L’associazione si è mossa dopo essere stata contattata più volte dai volontari, esausti della situazione: “Abbiamo, infatti, ricevuto tra i tanti, un appello pressante, coinvolgente, un appello disperato da parte di alcuni di questi volontari che ci dicono: i cani piangono per la fame – continua la lettera – per questo chiediamo all’Amministrazione, all’ASL, all’Ordine dei veterinari, alle associazioni, di ascoltarli, di provvedere ad aiutare chi aiuta questi cani. Basta poco, serve soprattutto il senso morale, l’empatia, la solidarietà”.
Nel frattempo, nel suo rifugio a Misilmeri, la volontaria Maria Luisa Barbera si dichiara disperata; stenta a procurare il cibo per ben 170 cani. Potete aiutarla cliccando sulla pagina di amicicani.com