PALERMO – “Prima di potere dire qualcosa devo capire cosa c’è nell’inchiesta in cui non sono indagato, ma posso dire che sono dispiaciuto per Mario Di Ferro: è un caro amico che conosco e frequento da moltissimi anni. Andavo alla sue feste che erano sempre molto divertenti, frequentate da tantissima gente e dove non ho mai visto della droga.
Escludo in maniera categorica che io mi muova in macchina con lampeggiante acceso. È un errore che ho fatto nella vita di cui sono pentito. Considero molto più importante nella mia vita di essere stato onesto, non avere mai fatto male a nessuno, non avere mai rubato un centesimo. Poi ognuno di noi qualche errore nella vita lo ha fatto. L’importante è essere a posto con la propria coscienza, ed io lo sono”.
Così l’ex presidente dell’Ars ed ex leader di Fi in Sicilia Gianfranco Miccichè, risponde ai colleghi dell’Ansa in merito all’inchiesta, in cui non è indagato, su un presunto giro di spaccio di sostanze stupefacenti a clienti della “Palermo bene”.
Arresti a Palermo, tra i clienti del pusher dei “Vip” c’è anche Micchichè
Sei le misure cautelari disposte per diversi episodi di vendita e cessione di droga. Tra gli indagati c’è Mario Di Ferro, gestore del ristorante Villa Zito, accusato di aver procurato e ceduto cocaina.
Il procedimento nasce invece da un’intercettazione disposta nell’ambito di un’altra indagine. Da qui la necessità degli investigatori di avviare gli approfondimenti che hanno poi rivelato che il ristoratore era protagonista di una intensa attività di vendita di cocaina a una selezionata clientela, attività che svolgeva nel suo locale, divenuto luogo di spaccio.
Si è arrivati così ad accertare diversi episodi di cessione di droga che l’indagato avrebbe realizzato con l’apporto di altre persone, come Gioacchino e Salvatore Salamone, già condannati per spaccio in un processo sui traffici dei clan mafiosi palermitani.
Le misure cautelari
Di Ferro si sarebbe rivolto a loro per rifornirsi dello stupefacente e avrebbe anche usato tre suoi dipendenti come pusher. Sia i Salamone che i dipendenti sono indagati. A Di Ferro sono stati dati i domiciliari, ai Salamone la custodia cautelare in carcere, ai tre dipendenti di Villa Zito è stato imposto l’obbligo di firma.