PALERMO – Non ci sarà nessun udienza preliminare per Martina Gentile, nipote del boss Bonafede e fedelissima di Matteo Messina Denaro, indagata per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza dei domiciliari a cui era sottoposta.
Resta invece in carcere Emanuele Bonafede, altro “anello” del caso Denaro e che insieme alla moglie Lorena Lanceri, avevano più volte ospitato il boss a casa.
I pm della Dda di Palermo Gianluca De Leo e Piero Padova hanno ottenuto dal gip il processo col rito immediato per la figlia della compagna storica di Denaro, Laura Bonafede, arrestata e accusata di aver aiutato il capomafia durante la latitanza, per averne gestito le comunicazioni riservate e per esserne stata la fedele emissaria.
Autrice anni fa di un necrologio in cui si dichiarava fiera di essere la nipote del boss Leonardo Bonafede, la Gentile, come risulta da decine di pizzini sequestrati a Messina Denaro, era legatissima all’ex ricercato, che per anni l’ha cresciuta come una figlia.
Aveva optato per il silenzio durante l‘interrogatorio dopo l’arresto, ma ha voluto fare spontaneamente dire di essere stata affezionata a Messina Denaro quand’era bambina e di aver capito che quell’affetto lui non lo meritava.
L’accusata , il cui padre naturale sconta due ergastoli per omicidi commissionati dal padrino di Castelvetrano, ha raccontato di aver visto il vero volto del boss, compresa la sua relazione con la madre, solo recentemente.
Ciò giustificherebbe la scelta di insegnare a Pantelleria, lasciando la sua terra e iniziando un percorso di legalità attraverso colloqui con assistenti sociali e associazioni antimafia.
Resta invece in carcere Emanuele Bonafede, ritenuto uno dei principali favoreggiatori di Matteo Messina Denaro, cugino del geometra Andrea Bonafede, l’uomo che prestò l’identità all’ex latitante.
È stata infatti respinta la richiesta al tribunale di sostituire la custodia cautelare in carcere, a cui era e sarà ancora sottoposto Bonafede, con i domiciliari.
L’indagato era finito in cella insieme alla moglie Lorena Lanceri, i quali hanno ospitato Matteo Messina Denaro, durante la latitanza, a pranzo e cena nella loro casa di Campobello di Mazara.
“Così consentendogli – dissero gli inquirenti – non solo di trascorrere molte ore in piena tranquillità e in loro compagnia in un contesto domestico – familiare ma, anche e soprattutto, di incontrarsi con numerose persone e infine, ma non per importanza, di entrare ed uscire dalla loro abitazione effettuando accurati controlli per ridurre il rischio di essere avvistato dalle forze dell’ordine“.
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