Maglia nera al Tirreno: un mare di plastica

Maglia nera al Tirreno: un mare di plastica

PALERMO – Un mare di plastica, di rifiuti e di inquinamento: ecco cos’è il Tirreno oggi. Le analisi condotte da Goletta Verde di Legambiente fanno emergere un quadro allarmante per le coste tirreniche.

Se la maglia nera va alla costa antistante a Mondragone e Acciaroli, in Campania, dove sono stati contati 75 rifiuti per kmq di mare, la Sicilia non si distanzia di molto, lungo la costa tra Palermo – Sant’Agata di Militello e le Isole Eolie ha fatto contare 55 rifiuti per kmq.

I rifiuti più frequenti sulle nostre spiagge sono bottiglie e contenitori di plastica, seguiti da tappi e coperchi, a pari merito con i mozziconi di sigaretta, poi da stoviglie usa e getta, dai cotton fioc e da mattonelle e calcinacci. Eccoli qua i risultati dell’indagine sulla beach litter curata Legambiente secondo il protocollo scientifico del ministero dell’Ambiente e di Ispra, nell’ambito della campagna Spiagge e Fondali puliti – Clean up the Med.

Ma cos’è il protocollo Ispra? È un protocollo utilizzato da Goletta Verde, elaborato e riadattato da ISPRA-NAT (Dipartimento Difesa della Natura), Univ. di Pisa e Accademia del Leviatano sulla base di un protocollo di monitoraggio da natanti già esistente. Si considerano solo i rifiuti più grandi di 25 cm e l’osservazione viene fatta a occhio nudo, annostandosu scheda dedicata la raccolta dei dati, specificandone la composizione plastica, vetro, legno, metallo, gomma, carta e tessuto (in linea con il manuale OSPAR), la sorgente e la galleggiabilità.

I rifiuti marini hanno un impatto pesante sugli ecosistemi ma anche sull’economia e sul turismo.

Uccelli, tartarughe e mammiferi marini possono restare intrappolati nelle reti da pesca o morire per soffocamento dovuto all’ingestione accidentale di rifiuti. Inoltre, le microplastiche ingerite dagli organismi acquatici sono la causa principale del disequilibrio della catena alimentare e dell’intero ecosistema marino.

Sul fronte economico vanno considerati i danni meccanici alle imbarcazioni e alle attrezzature da pesca, allo stock ittico, i costi di pulizia delle aree costiere e le conseguenze sull’appeal turistico.