PALERMO – La Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, ha confermato la sentenza per il processo “Araldo”.
Decise condanne severe di primo grado per i dieci Imputati accusati di usura ed estorsione, aggravate dal metodo mafioso.
Operazione “Araldo”
Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza e dai carabinieri – sotto il coordinamento della Procura di Palermo – hanno permesso di individuare un gruppo criminale che prestava soldi a tassi usurari “folli” in diversi comuni palermitani, ed esattamente a Bagheria, Ficarazzi e Villabate.
Tra le attività investigative spicca quella di osservazione dei movimenti dell’avvocato Del Giudice, che dopo essersi pentito, aveva scelto di aiutare i magistrati a far luce sulla vicenda.
Dalle indagini è emerso come i tassi variavano dal 143% fino al 5.400% all’anno e così, a fronte di un prestito di 500 euro, la somma da restituire in soli quattro giorni diventava di 800 euro.
Le condanne per i dieci Imputati
Per i reati di cui sopra sono stati condannati Giovanni Di Salvo, ritenuto il capo della banda, a 5 anni e 2 mesi; l’imprenditore Simone Nappini a 3 anni e 1 mese.
Sconto di pena per l’avvocato Alessandro Del Giudice, che come collaboratore di giustizia, dovrà scontare 4 anni e 2 mesi di reclusione.
Gli altri condannati sono:
- Atanasio Alcamo a 4 mesi
- Vincenzo Fucarino e Antonino Saverino a 6 mesi
- Giovanni Riela a un anno e 8 mesi
- Giacomo Alaimo e Giuseppe Scaduto a un anno ciascuno
- Antonino Troia a 2 anni e 2 mesi.
La condanna per aggravante del metodo mafioso
La Corte ha disposto anche un risarcimento complessivo di 7.600 euro alle Parti Civili costituite, tra cui l’associazione Addiopizzo che ha ottenuto 2mila euro.
Le motivazioni delle condanne hanno fatto leva soprattutto nell’aggravante del metodo mafioso, in quanto il gruppo faceva leva sulla forza intimidatrice, tipica delle organizzazioni criminali.
Le vittime erano per lo più commercianti e piccoli imprenditori in difficoltà economiche.
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