PALERMO – L’intervento più atteso, all’inaugurazione dell‘anno giudiziario di Palermo, è quello del procuratore del capoluogo siciliano Maurizio De Lucia, che insieme al suo aggiunto, Paolo Guido, ha coordinato l’indagine che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano Matteo Messina Denaro.
Inizia parlando delle intercettazioni “strumento fondamentale per le indagini“, ringrazia i carabinieri del Ros che catturando il boss Messina Denaro hanno messo a segno “un risultato storico” e poi si toglie qualche sassolino dalla scarpa.
“Una indagine impeccabile” la definisce De Lucia. L’intento è chiaro: mettere fine alle polemiche e alle teorie che raccontano di un capomafia che si è arreso o è stato consegnato alle forze dell’ordine sul piatto di non meglio precisate trattative.
“Ho sentito voci cominciate subito dopo la notizia dell‘arresto di Messina Denaro – ha detto De Lucia -, non c’è stato nemmeno il tempo di ringraziare le forze dell’ordine che già si sentiva di ombre sull’attività investigativa condotta. Ciascuno può fare i commenti che vuole, d‘altronde esistono anche i terrapiattisti ma le speculazioni devono fermarsi davanti ai fatti“, parole nette per sgomberare il campo da dietrologie e false ricostruzioni.
Poi De Lucia ha fatto cenno a quello che è stato un argomento ricorrente e forte di tanti interventi della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario: le intercettazioni.
“Sono strumenti fondamentali, come dimostra l’indagine che ha consentito l’arresto del boss”, ha detto trovando l’approvazione anche dell’Ordine degli avvocati che, però, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di vigilare contro gli abusi nella pubblicazione delle conversazioni registrate non penalmente rilevanti.
“Contro i mafiosi occorrono intercettazioni più efficaci“, ha rincarato il presidente della corte d‘appello Matteo Frasca che ha rilanciato: “i criminali ricorrono a modalità di comunicazione sempre più sofisticate per intercettare le quali è indispensabile fare ricorso alla tecnologia, la cui inevitabile invasività è bilanciata dai rigorosi limiti“.
E su un altro punto tutti i vertici degli uffici giudiziari del distretto di Palermo si sono trovati d’accordo: la mafia, dopo l’arresto dell’ultimo stragista, è indebolita, fiaccata ma non vinta.
“Le evidenze investigative ci raccontano dell’esistenza di una grossa tensione tra le cosche che vorrebbero tentare l’ennesima ricostituzione della sua struttura centrale, la Cupola per usare un termine entrato nel linguaggio comune“, ha rivelato il capo dei pubblici ministeri.
Mentre la Procuratrice generale Lia Sava ha parlato di una mafia liquida: “A volte è allo stato gassoso e la respiriamo in certi contesti ambigui. A volte è solida, fredda come il ghiaccio, taglia e ferisce, perché al bisogno è capace di uccidere ancora. Nel suo stato naturale è fluida, si insinua in ogni spazio lasciato libero dallo Stato“.
Un intervento appassionato preceduto dal saluto del vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, alla sua prima uscita pubblica, dopo la Cassazione. Pinelli ha invocato una magistratura credibile, condizione necessaria per il recupero della fiducia dei cittadini.
Inoltre, il procuratore capo, Salvatore De Luca, ha sottolineato le difficoltà nelle indagini perché “ci sono opacità di rappresentanti dello Stato“, ma ha assicurato che “c’è massimo impegno possibile giovani sostituti che lavorano con me e che stanno facendo sacrifici enormi” conclude.
In foto Maurizio De Lucia
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