Mafia e “colletti bianchi”, agivano per Cosa Nostra. Avvocato e ingegnere tra i 9 arresti

Mafia e “colletti bianchi”, agivano per Cosa Nostra. Avvocato e ingegnere tra i 9 arresti

PALERMO – Nove i soggetti finiti in manette e fra questi un avvocato e un ingegnere. 

All’alba di oggi, militari appartenenti al Nucleo Speciale Polizia Valutaria della guardia di Finanza hanno eseguito 9 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del tribunale di Palermo nei confronti di soggetti accusati di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reimpiego di capitali illeciti, con l’aggravante di aver agevolato “Cosa Nostra”.

Secondo la ricostruzione dei fatti Marcello Marcatajo, avvocato di 69 anni, avrebbe “assistito” le famiglie Galatolo e Graziano riciclando denaro in favore degli esponenti dei clan. Pare che abbia anche venduto una trentina di box per racimolare soldi (250.000 euro circa) destinati all’approvvigionamento del tritolo per uccidere il pm Di Matteo.

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A finire in manette anche l’ingegnere Francesco Puccio, di 67 anni, che intratteneva rapporti con il legale e il cui ruolo specifico all’interno dell’organizzazione è ancora in fase di accertamento.

Nel corso delle indagini sono state scoperte numerose operazioni immobiliari di particolare complessità e rilevanza che sarebbero servite per il sostentamento delle famiglie mafiose. Tra queste spiccano la costruzione di una villa bifamiliare a Mondello, la gestione di numerosi immobili all’Arenella e una particolare operazione immobiliare a Marino, in provincia di Roma.

L’attività investigativa, spiega la Guardia di Finanza, è stata orientata a svelare i legami fra criminalità organizzata e “colletti bianchi”, “uniti dal fine comune di concludere affari ed arricchirsi, anche avvalendosi, all’occorrenza, di metodi prettamente mafiosi”.

Sotto la lente d’ingrandimento i flussi di denaro e i documenti relativi a operazioni commerciali che hanno rivelato “il modus operandi di una mafia che si fa impresa e che come tale non può prescindere dal ricorso al sistema finanziario e dall’affiancarsi a quella ‘zona grigia’ composta da professionisti con importanti entrature nel contesto sociale di riferimento”.

 L’indagine della Dda di Palermo “è uno spaccato di scuola della palude delle professioni al servizio della mafia”. Così ha esordito il procuratore aggiunto, Vittorio Teresi nel corso della conferenza stampa. “La forza militare è forse un po’ indebolita, ma certamente il piano economico e finanziario, politico della mafia è attivo ed estremamente pericoloso, perché continua a rafforzare ogni giorno quella mafia che noi cerchiamo di distruggere”.

“Tutti coloro che si accostano alla mafia da un mondo esterno, come i professionisti o i politici, hanno una grave, enorme responsabilità morale – ha aggiunto – e non possono più avere alibi del ‘Non sapevo di ciò che avviene nella mafia’, sia che si tratti di riciclaggio, sia di favoreggiamento. È il momento di finirla di dire e pensare che la mafia non c’è più o che si dedica solo ad estorsione, o attività di bassa lega”.