Mafia, 41 anni fa l’omicidio del maresciallo Ievolella: cos’è accaduto la sera della tragedia

PALERMO – Ricorre oggi, sabato 10 settembre, il 41esimo anniversario di morte, per mano mafiosa, del maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella.

Alle 9:30, in piazza Principe di Camporeale, è stata deposta una corona d’alloro sulla lapide dedicata al caduto, alla presenza del Generale di Brigata Giuseppe De Liso, Comandante Provinciale dei carabinieri di Palermo, della prof.ssa Lucia Assunta Ievolella, figlia del maresciallo, delle più alte autorità civili e militari locali, una rappresentanza di presidi e alunni di istituti scolastici palermitani e dell’Associazione Nazionale Carabinieri.

Successivamente, nella locale Sezione A.N.C. di Palermo, l’ingegnere Ignazio Buzzi, Ispettore Regionale per la Sicilia, ha consegnato, come deliberato dalla Presidenza Nazionale dell’Associazione Nazionale Carabinieri, la tessera sociale, quale socia d’onore, dell’A.N.C. e il relativo diploma alla figlia del maresciallo.

Cos’è accaduto la sera del 10 settembre 1981?

Erano circa le 20,30 quando Ievolella, in compagnia della moglie Iolanda a bordo della loro Fiat 128 attendeva la figlia Lucia di 20 anni, impegnata in una lezione di scuola guida. Poco dopo venne ucciso da sicari di Cosa Nostra in piazza Principe di Camporeale, a Palermo.

All’agguato presero parte quattro killer armati di pistole calibro 7,65 e fucili caricati a pallettoni.

Il mezzo usato dai killer fu bruciato e abbandonato in via Caruso dove fu successivamente ritrovato dai carabinieri. Nell’assalto in cui il maresciallo perse la vita, la moglie riportò una leggera ferita al volto.

Fu chiaro immediatamente che l’assassinio del maresciallo Ievolella era da inquadrare in un programma mafioso teso all’eliminazione di quanti si opponessero all’espansione degli interessi criminali: Ievolella, infatti, fu ucciso perché era indubbiamente divenuto un ostacolo per i mafiosi dell’epoca, profondamente scossi da un’indagine, svolta nel 1980 dal maresciallo, che aveva consentito di infliggere un duro colpo all’organizzazione criminale.

La biografia del maresciallo Ievolella

Vito Ievolella nacque a Benevento il 4 dicembre 1929. Si arruolò nell’Arma come carabiniere nel 1948. Nel biennio 1958-1959 frequentò il Corso Allievi Sottufficiali della Scuola di Firenze, al cui termine venne assegnato alla Legione di Palermo, prestando servizio nel capoluogo nelle Stazioni urbane “Centro”, “Duomo” e “Falde”, la cui caserma è oggi intitolata alla sua memoria. Nel 1965, venne trasferito al Nucleo Operativo del Gruppo di Palermo dove svolse complesse indagini.

Il maresciallo Ievolella era molto noto negli ambienti investigativi dell’Arma e tra i magistrati per le sue capacità professionali, per l’impegno investigativo e per la determinazione nel fare luce, tanto sul delitto comune, quanto su quello mafioso. Il valore e l’impegno nell’attività investigativa, gli erano valsi sette encomi solenni e quattordici lettere di apprezzamento del Comandante Generale dell’Arma. Da parte della stampa, aveva ricevuto appellativi come “segugio temuto dai boss” e “specialista in casi difficili”.

Al Maresciallo Ievolella, il Capo dello Stato ha concesso la Medaglia d’Oro al Valore Civile con la seguente motivazione: “Addetto a Nucleo Operativo di Gruppo, pur consapevole dei rischi a cui si esponeva, si impegnava con infaticabile slancio ed assoluta dedizione al dovere in prolungate e difficili indagini – rese ancora più ardue dall’ambiente caratterizzato da tradizionale omertà – che portavano all’arresto di numerosi e pericolosi aderenti ad organizzazioni mafiose. Proditoriamente fatto segno a colpi d’arma da fuoco in un vile agguato tesogli da quattro malfattori, immolava la vita ai più nobili ideali di giustizia e di grande eroismo“.