PALERMO – È iniziata, davanti alla Corte d’Assise di Firenze, la quarta udienza per la strage del treno Rapido 904 Napoli-Milano del 23 dicembre 1984, che porto’ alla morte di 17 persone e al ferimento di 267. A deporre come testimoni, questa mattina, due collaboratori di giustizia, Calogero Ganci e Francesco Paolo Anzelmo, entrambi boss della famiglia della Noce di Palermo.
Secondo l’inchiesta, la strage del rapido 904 fu ordinata da Riina come risposta al maxi processo istruito dall’allora giudice Giovanni Falcone che pochi mesi prima aveva disposto 366 mandati di cattura contro boss e affiliati di Cosa nostra. Oltre alle testimonianze di pentiti di camorra e dell’ex capo del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato.
Giovanni Brusca, tra le prove a carico di Riina ci sono i materiali esplosivi e i congegni elettronici utilizzati per la strage terroristica, che sarebbero stati prelevati dallo stesso deposito utilizzato poi per le successive stragi mafiose dei primi anni Novanta, compresa la strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992 in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino.
Secondo le indagini, prima condotte dalla Dda di Napoli e poi trasferite a Firenze per competenza territoriale, l’esplosivo (tra cui tritolo e dinamite) sarebbe stato prelevato da un deposito in contrada Giambascio a San Giuseppe Jato, controllato da Giovanni Brusca. A ‘incastrare’ Riina, oltre alle dichiarazioni rese da Giovanni Brusca, ci sono le testimonianze concordanti di numerosi pentiti, tra i quali Luigi Giuliano, Guglielmo Giuliano, Salvatore Stolder, Francesco Franzese, Gioacchino La Barbera, Leonardo Messina, Antonino Giuffrè, Giovanbattista Ferrante e Salvatore Giuliano, oltre alle indagini e agli accertamenti condotti dal Ros dei carabinieri di Napoli.
Agli atti del processo è allegata anche una consulenza con analisi comparativa dei diversi reperti rinvenuti e sequestrati nell’ambito delle indagini sull’attentato al rapido 904 e l’esplosivo rinvenuto a Poggio San Lorenzo e quello in occasione del maxi sequestro di contrada Giambascio di San Giuseppe Jato e altri “analoghi episodi di analoga matrice avvenuti tra la fine degli anni ’80 e fino alla prima metà degli anni ’90”.