Inchiesta su autoriciclaggio: tra gli arrestati anche Antonio Moretti, proprietario del Feudo Maccari

Inchiesta su autoriciclaggio: tra gli arrestati anche Antonio Moretti, proprietario del Feudo Maccari

PALERMO – C’è anche Antonio Moretti, imprenditore originario di Arezzo del settore moda e del vino, divenuto celebre grazie alla Tenuta Sette Ponti, tra le persone finite agli arresti domiciliari per un’inchiesta sull’autoriciclaggio condotta dalla guardia di finanza di Arezzo e coordinata dal pubblico ministero della città toscana, Marco Dioni. Come riportato dall’Ansa, agli arresti domiciliari, imposti come misura di custodia cautelare, sono finiti anche il figlio di Moretti, Andrea, il ragioniere del gruppo Marcello Innocenti e il responsabile della linea di abbigliamento, Paolo Farsetti. Il giudice per le indagini preliminari ha poi disposto la misura interdittiva dall’attività imprenditoriale per altre 9 persone.

Complessivamente sono 16 gli indagati per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, bancari, fallimentari e riciclaggio. La Magistratura ha anche disposto il sequestro di 179 immobili, 500 ettari di terreni per lo più adibiti a vigneti in Toscana, Sicilia e Emilia Romagna, 14 società e marchi per un valore, è stato spiegato, di 25,5 milioni di euro.

Nell’elenco dei beni sequestrati figurano anche la Tenuta Sette Ponti in Toscana, il Feudo Maccari in Sicilia e il marchio Pull Love, i cui negozi, essendo in franchising, non sono toccati dall’inchiesta. Secondo quanto spiegato dalle fiamme gialle, lo schema seguito consisteva nel portare aziende tessili “a posizionarsi bene sul mercato di riferimento per poi avviarle, in mano a prestanome, al fallimento senza corrispondere imposte e contributi e non rientrando dagli affidamenti ricevuti dal sistema bancario”. Moretti è molto conosciuto sia a Noto che a Pachino per essere il proprietario del Feudo Maccari dove produce il Saia, il quarto vino più buono d’Italia e l’unico a rappresentare la Sicilia nella classifica dei 50 vini top, prodotto sulle colline che si affacciano sull’oasi naturale di Vendicari.

Le società fallite erano poi rimpiazzate da altre e le disponibilità sottratte erano fatte confluire in un nuovo assetto patrimoniale ed imprenditoriale, diversificato anche in altri settori – da quello immobiliare al turistico e al vitivinicolo. Dietro queste operazioni, per la guardia di finanza ci sarebbe stata un’unica cabina di regia.

Sull’assetto societario sarebbero state anche fatte gravare, nel tempo, ingenti spese personali relative a viaggi e alla disponibilità di beni di lusso, tra cui un aereo privato ed una imbarcazione. Negli ultimi quattro anni sarebbero state individuate spese per 5 milioni di euro a fronte dell’omessa dichiarazione di redditi in Italia grazie all’artificioso spostamento della residenza all’estero da parte di alcuni degli indagati.

Fonte foto arezzonotizie.it