In un container ce n’erano 306 mila: erano monete contraffatte. 12 arresti

PALERMO – Palermo, Napoli, Salerno e Cosenza, sono queste le città coinvolte nella maxi operazione dei carabinieri che ha portato a diversi arresti per associazione a delinquere finalizzata alla falsificazione, introduzione nello Stato e spendita di monete falsificate.

Alle prime luci dell’alba i carabinieri della compagnia di Palermo Piazza Verdi e della sezione operativa del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria di Roma hanno eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica del tribunale di Palermo su richiesta del procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dei sostituti Calogero Ferrara e Claudio Camilleri, nei confronti di 12 persone.

Una vasta operazione che abbraccia, come dicevamo poc’anzi, le provincie di Palermo, Napoli, Salerno e Cosenza e scompagina un’associazione criminale che aveva un filo diretto con la Cina. Questi soggetti, infatti, avrebbero promosso e organizzato un’associazione criminale che si occupava dell’approvvigionamento e della distribuzione di monete metalliche false, importandole proprio dalla Cina.

L’attività investigativa nasce ad aprile scorso quando ci fu un omicidio scaturito in un contesto di prostituzione minorile pagata con monete false. In questo contesto sono state analizzate 190 monete da due euro e quest’attività ha subito permesso di individuare che il procedimento di falsificazione era analogo a quello seguito per le monete genuine. Insomma, dietro ci doveva essere qualcuno di molto esperto, in grado di realizzare una produzione di massa.

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Queste monete circolavano ovunque, da Palermo a Torre del Greco, a Como, Modena fino a spingersi a Malta.

Nell’ambito dell’indagine è stato eseguito il più importante recupero di monete false dall’introduzione dell’euro. A settembre è stato, infatti, sequestrato un container contenente 306 tubolari di metallo, ognuno con mille monete da uno o due euro, per un importo complessivo pari a 556.000 euro.

A Palermo c’era il ghanese Sidu Abdulai ma il vero leader stava in Cina ed era Zhuangxiaio, il quale aveva i contatti segreti con la zecca clandestina e provvedeva anche al trasporto in Italia, del denaro falso, fra la Campania e la Sicilia. Lui si faceva aiutare da altre sette persone che stavano proprio in Campania e che pensavano a far arrivare la moneta a Palermo dove oltre ad Abdulai, c’erano anche Gaetano Di Maria, Giovan Battista Filippone e anche Sarah Idehen Oduwa.

Una vera filiera monetaria del falso che oggi è stata smascherata.

Redazione

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