Il ricordo di Carlo Alberto Dalla Chiesa: dal 1982 simbolo della lotta alla mafia e dell’amore per le istituzioni

Il ricordo di Carlo Alberto Dalla Chiesa: dal 1982 simbolo della lotta alla mafia e dell’amore per le istituzioni

PALERMO – Sono passati 37 anni dall’agguato che coinvolse il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia. Era la sera di un tranquillo fine settimana del 1982 quando l’Italia apprese che in via Carini, a Palermo, il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie sono stati trucidati a colpi di kalashnikov da un commando di Cosa Nostra che viaggiava a bordo di una BMW e aveva pianificato l’attacco.

Ferito e deceduto qualche giorno dopo anche l’uomo della scorta, Domenico Russo. Dedito al lavoro e umile, così lo ricordano i collaboratori, dedicò la sua carriera alla lotta contro la criminalità organizzata.

Nato in Piemonte nel 1920, era figlio di Romano Dalla Chiesa, Generale di divisione dei carabinieri. Dopo essersi arruolato nell’esercito nel 1941, Carlo Alberto decise di entrare a far parte dell’Arma dei carabinieri e, in seguito alla laurea in Giurisprudenza, diventò comandante della tenenza di San Benedetto del Tronto, dove rimase fino alla fine della guerra.

Successivamente fu impiegato nel comando provinciale dell’Arma di Ascoli Piceno e, entrato nelle forze della resistenza, fu poi destinato a Roma per occuparsi della sicurezza della presidenza del Consiglio dei Ministri.

In seguito ai processi per l’attentato di via Carini, vennero condannati come mandanti i vertici di Cosa nostra: Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci.

Nel 2002 una nuova sentenza dichiarò colpevoli come autori materiali Antonino Madonia, Raffaele Ganci, Francesco Lucchese e Vincenzo Galatolo.