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PALERMO – Giorno 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ma come mai è stata scelta proprio questa data? È stata una scelta casuale? La risposta è no; infatti, il 25 novembre è anche l’anniversario della morte delle tre sorelle Mirabel. Le donne erano delle attiviste politiche domenicane che furono uccise perché si opposero alla dittatura di Rafael Trujillo. Durante il primo convegno femminista internazionale, avvenuto in Colombia nel 1980, la Repubblica Domenicana propose questa data in memoria delle 3 sorelle. In Italia solo nel 2005 si è iniziata a celebrare questa giornata.
Anche in Sicilia si è sentito parlare di alcuni casi di violenza sulle donne: nell’agosto del 2018 per esempio, a Catania, un uomo ha buttato un secchio di acqua e candeggina sul viso della sua compagna, dopo l’ennesima lite causata dall’eccessiva gelosia di lui. Oppure quando a Messina, una donna è finalmente riuscita a denunciare il marito, dopo averla picchiata per l’ennesima volta, episodio successo anche quando la donna era in stato di gravidanza.
In altri casi però, le cose non vanno a finire sempre per il meglio; infatti, spesso può capitare un unico atto di violenza che, però, si rivela fatale.
Ricordiamo per esempio il caso di Giordana Di Stefano, uccisa a Nicolosi, in provincia di Catania, dall’ex compagno Luca Priolo. L’uomo, ha assassinato la donna nella sua auto, sferrandole 40 coltellate. I due erano in causa per l’affidamento esclusivo della figlia, inoltre la donna aveva già denunciato l’uomo per stalking nel 2013; denuncia che è stata ritirata quando Luca le ha promesso di non interferire più e di accettare ogni decisione presa dalla donna. Secondo il collegio di esperti nominato dal gup di Catania, l’uomo era in grado di intendere e di volere: “Non si ravvisano elementi di piscopatologia che possono avere scemato la sua capacità di intendere o di volere, né prima, né durante, né dopo l’evento delittuoso”.
La violenza però, non è sempre fatta dai partner di queste donne, ma come nel caso di Sana Cheema, dai familiari. La giovane donna pakistana infatti è stata uccisa dal padre e dal fratello perché si era innamorata di un uomo italiano che voleva sposare. Ma come possono, le persone che dovrebbero proteggerti da tutto, fare una cosa del genere? A Brescia, resta molto forte il ricordo della ragazza che per anni aveva vissuto in Italia e che, era tornata in patria solo per prendere i documenti necessari al matrimonio.
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