PALERMO – Questa mattina i carabinieri del Ros, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Palermo, hanno eseguito un decreto di confisca, emesso dal Tribunale del capoluogo regionale – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti degli eredi di Francesco Madonia e Francesco Di Trapani, tra i più noti esponenti di Cosa Nostra.
In tutto, sono stati confiscati beni per un totale di 4 milioni di euro. Nello specifico, si tratta di: un bar-tabacchi, due ville e sei immobili, terreni e valori in deposito di una società riferibile alla famiglia Madonia.
Grazie alle indagini svolte, gli eredi dei defunti uomini d’onore, in vita esponenti apicali del mandamento di Palermo-Resuttana, sono stati valutati quali soggetti sottoponibili a misura di prevenzione in presenza dei presupposti soggettivi previsti dalla normativa vigente.
Dal punto di vista oggettivo, il Tribunale ha ritenuto inoltre provata l’ammissibilità della proposta di confisca, la diretta riconducibilità dei beni ai proposti e la sussistenza di sufficienti indizi che hanno indotto a ritenere che i beni siano stati frutto di attività illecite o che ne abbiano costituito il reimpiego e che comunque siano stati originariamente acquisiti e sottoposti alla diretta gestione economica e amministrativa da parte di Madonia e Di Trapani.
Nel corso delle indagini è stato confermato che, dopo l’arresto e fino ai decessi, i capimafia attraverso i loro familiari più stretti hanno continuato a impartire direttive nella gestione delle attività illecite del mandamento. Le disposizioni fornite avevano riguardato sia il compimento di delitti nell’interesse dell’associazione mafiosa, sia l’amministrazione del cospicuo patrimonio imprenditoriale e immobiliare, dislocato tra Palermo e provincia.
Ai dati tratti dall’attività tecnica, sono seguiti gli accertamenti patrimoniali afferenti le disponibilità economiche dei proposti e dei congiunti, nonché dei formali intestatari di aziende, immobili e terreni.
Gli esiti complessivi delle indagini svolte hanno permesso di individuare l’epoca in cui sono state concretizzate le fittizie intestazioni di imprese, immobili e terreni a vantaggio degli eredi dei noti uomini d’onore, eredi a loro volta emersi, nel medesimo contesto investigativo (indagine Rebus), come affiliati o contigui all’associazione mafiosa.
Gli elementi complessivamente documentati e l’analisi patrimoniale svolta sui proposti ha infine portato alla emissione dell’odierno e definitivo provvedimento di confisca.
Immagine di repertorio
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