Emergenza rifiuti, il Tar di Palermo salva i sindaci ma non le città: tanti i Comuni che annaspano nella “munnizza”

Emergenza rifiuti, il Tar di Palermo salva i sindaci ma non le città: tanti i Comuni che annaspano nella “munnizza”

PALERMO – Soffre la Sicilia, si salvano (per ora) i sindaci siciliani. Avrebbe potuto assumere i contorni di un vero e proprio terremoto quello che si apprestava a travolgere, fino a qualche giorno fa, le amministrazioni comunali dell’isola attualmente impegnate con il problema dell’emergenza rifiuti e incapaci di raggiungere nei mesi passati il 65% della raccolta differenziata.

La nota diramata lo scorso 7 giugno dalla Regione Siciliana e firmata dal governatore Nello Musumeci in qualità di commissario straordinario per l’emergenza parlava chiaro: senza la firma dell’accordo con le quattro società che hanno risposto presente alla chiamata per portare la ‘munnizza’ fuori dalla Sicilia, sarebbe scattato automaticamente il commissariamento dei Comuni.

La data ultima per scongiurare la decadenza sarebbe dovuta essere quella del 31 luglio ma tale condizione è stata momentaneamente sospesa dalla sentenza del Tar di Palermo del 25 luglio scorso che ha accolto tempestivamente il ricorso presentato dai primi cittadini di mezza Sicilia. A oggi, i sindaci rimarrebbero in sella alle proprie amministrazioni. Tuttavia, la Regione potrebbe ugualmente inviare dei commissari delegati a fare le veci dei primi cittadini e non è detto che in futuro Musumeci non possa nuovamente riproporre la mossa della decadenza dei sindaci.

Secondo l’articolo 3 della comunicazione della Regione Siciliana i sindaci locali avrebbero dovuto attuare, entro la data del 30 giugno, ogni azione utile per incrementare le percentuali di raccolta differenziata fino al 30% partendo, in primis, dal rastrellamento di elementi organici, imballaggi in cartone, sfalci di potatura e rifiuti ingombranti o pericolosi. Tuttavia, un mese dopo, l’impegno profuso dalle amministrazioni potrebbe non bastare per raggiungere la percentuale richiesta.

Ma quali sono i Comuni siciliani che potrebbero comunque ricevere la visita di un commissario? A essere interessate sono certamente le tre città metropolitane dell’isola: Palermo, Catania e Messina. Nel capoluogo isolano il dato relativo al mese di aprile si attesta al 14,7%, ben lontano dalle percentuali richieste dalla nota regionale per evitare il “rompete le righe” di sindaco e giunta comunale. Si tratta, addirittura, di una stima in discesa. Nel mese di marzo la percentuale di differenziata raccolta era stata del 15,5%.

Per quanto riguarda il capoluogo etneo la crisi legata all’immondizia è nota da tempo. Le proteste dei dipendenti comunali avvenute a ridosso di Pasqua, lo sciopero degli auto-compattatori di metà aprile e il buco nell’acqua della gara per l’aggiudicazione dell’appalto rifiuti hanno lasciato una città sporca e ferma nelle retrovie nella classifica dei comuni dove vige la raccolta differenziata: 327° posto su 390 Comuni.

Il tracollo di raccolta differenziata, in termini percentuali, è stato evidente. Dal già sconfortante 9,4% del mese di marzo, il dato nella città dell’elefante è crollato al 7,3% di aprile fino ad arrivare al 7,1% di maggio. Sorride, seppur a denti stretti, la città di Messina: da gennaio a maggio il capoluogo peloritano ha incrementato leggermente i numeri, passando da 14,1% a 17,7%. La “quota salvezza”, tuttavia, resta ancora lontana.

Tra le altre grandi città siciliane candidate ad accogliere il commissario rientrerebbero, al momento, anche Ragusa, Siracusa e Trapani. Potrebbero essere graziate, invece, Caltanissetta ed Enna che gravitano sulla soglia del 35%. Non dovrebbero esserci problemi per Agrigento, in grado di passare in soli cinque mesi dal 26,1% al 66,5%.

Foto di repertorio