Eletto a Palermo il nuovo presidente di Amnesty International Italia

Eletto a Palermo il nuovo presidente di Amnesty International Italia

PALERMO – Si è chiusa ieri la XXXII Assemblea di Amnesty International Italia a Palermo, iniziata il 23 aprile scorso, ai Cantieri Culturali alla Zisa. I lavori dell’assemblea, salutati con un messaggio dal presidente della Repubblica e dalla visita del sindaco Leoluca Orlando, sono stati dedicati ai soci e agli attivisti con incontri tra le varie anime dell’organizzazione: comitato direttivo, coordinamenti, circoscrizioni e gruppi.

Con l’appuntamento a Palermo sono stati messi in risalto ancora una volta i diritti umani e gli impegni da parte della più grande e nota organizzazione internazionale impegnata nella lotta contro le ingiustizie e in difesa dei diritti umani nel mondo, ed in particolare quelli dei migranti e dei rifugiati.

I lavori dell’Assemblea Generale sono serviti anche al rinnovo degli organi della sezione italiana di Amnesty International. Antonio Marchesi (nella foto), 58 anni, romano, docente di diritto internazionale, attivista di Amnesty International dal 1977, è stato rieletto presidente dell’associazione per il biennio 2017-18.

Il 24 aprile oltre 200 attivisti si sono riuniti di fronte al Teatro Massimo di Palermo per lanciare un messaggio di solidarietà e accoglienza e protestare contro il fallimento delle politiche di “controllo” migratorio applicate dagli stati europei e anche contro gli attacchi di buona parte dei partiti dell’opposizione che hanno definito taxi del mare, le Ong che con le loro navi prese a noleggio stazionano nelle acque libiche per prelevare i migranti e condurli nei porti siciliani e calabresi, con precisi accordi con le bande criminali di trafficanti che operano in Libia.

Vi è da dire che il presidente Marchesi, nel suo rapporto 2016 – 2017 sulla situazione dei diritti umani nel mondo ha dichiarato che anche in Italia, come in altri paesi, si è diffusa la retorica divisiva del “noi contro loro” cavalcata da alcuni politici per ottenere consensi; fra i bersagli della politica e di parte della società civile ci sono i rifugiati e i migranti, i quali sono allo stesso tempo vittime di politiche europee e italiane che si propongono come obiettivo esclusivo quello di contenere gli arrivi.

Inoltre, sempre Antonio Marchesi chiede un cambiamento di rotta, chiede di mettere i diritti umani al centro delle relazioni internazionali dell’Italia, che significa anche, oltre a non impedire che possa ottenere protezione chi ne ha bisogno (e diritto), non autorizzare l’esportazione di armi verso i paesi nei quali vengono impiegate per colpire i civili, come, invece, è accaduto alla fine del 2016, quando sono partite dalla Sardegna 3000 bombe destinate all’Arabia Saudita, in violazione della stessa legge italiana; oggi, infatti, il nostro paese, con le sue forniture di armi, contribuisce alle guerre da cui fuggono persone alle quali viene poi chiusa la porta in faccia. E Amnesty vorrebbe che si facesse al contrario.

In buona sostanza stiamo a guardare la classica scena del cane che si morde la coda: da un lato assistiamo alla esportazione di armi a “minchia china” nelle regioni del Medio oriente e in Africa che sono in guerra, da parte di Stati europei ed oltre, compreso il nostro; dall’altro, alle migrazioni bibliche quasi tutte protese ad arrivare in Sicilia. E noi siciliani, a pagarne le conseguenze… i primi siamo!

Giuseppe Firrincieli