Caso Riscossione Sicilia, Fiumefreddo: “Società clientelare con storia criminale”

PALERMO – Una “storia criminale”, fatta di omessa riscossione per soggetti ricchi e privilegiati in tutta l’isola e di una serie di disfunzioni determinate in buona parte dalla politica. È il quadro drammatico di “Riscossione Sicilia”, azienda partecipata per oltre il 90% dalla Regione, con una quota simbolica in capo a Equitalia, al centro di aspre polemiche dopo la bocciatura all’Ars della norma che la ricapitalizzava con due milioni e mezzo di euro, con un deficit di mancata raccolta di quasi sei miliardi.

Una storia di ombre e di inefficienze che emerge dai verbali dell’audizione del presidente Antonio Fiumefreddo in Commissione Bilancio, solo ora resi disponibili e di cui l’Agi ha preso visione. Un documento che testimonia una “guerra delle tasse” in corso, combattuta dentro e fuori la partecipata, e datato 20 ottobre, prima cioè che l’Assemblea affossasse il finanziamento per la ricapitalizzazione della società. Si fa riferimento anche alla segnalazione alla magistratura di “una serie di circostanze, fatti ed eventi documentati che provano come la società abbia corrisposto ad un patto criminale per il quale bisognava non riscuotere“. E la circostanza che fino a febbraio del 2015, dei 1281 siciliani che dichiaravano redditi per oltre mezzo milione di euro l’anno, solo il 3,66% pagava le tasse. Per il resto è stata riscontrata “una media di riscossione pari all’8%, con migliaia di evasori, per miliardi di euro“. 

Una ipotesi contro cui combatte il governatore siciliano che ha già bollato la prospettiva come “errore fatale”. “La storia di Riscossione Sicilia è per lo più una storia criminaledenuncia Fiumefreddo, fedelissimo di Rosario Crocettanegli anni ha risentito di una forte impostazione clientelare, alla quale evidentemente faceva riferimento il quadro politico che gestiva e che rappresentava la Regione“.

Proprio ieri Fiumefreddo è stato sentito in procura per denunciare le presunte pressioni di settori della politica e della deputazione regionale per fermare il processo di risanamento in corso. Nelle stesse ore il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha depositato querela contro di lui per diffamazione di “un corpo politico”, in relazione alle dure affermazioni pronunciate dopo la bocciatura, il 29 dicembre scorso, della norma “salva-Riscossione”. Il deficit di riscossione per mancati incassi denunciato da Fiumefreddo al momento dell’audizione è di 5 miliardi e 700 milioni. Al 31 dicembre 2014 erano stati riscossi solo 481 milioni di euro. Appunto l’8%.

Nell’audizione, riportata nei verbali dell’Ars, Fiumefreddo va ancora oltre, accusando la classe politica di “evasione”, cosi’ come la burocrazia regionale.Non è possibile che ci sia una casta di cittadini alla quale appartiene anche la politica che non viene mai raggiunta da avviso. Mi dispiace dirlo in questa sede, ma ci sono 41 parlamentari su 90 che non sono ancora stati raggiunti da avviso, ma lo saranno, perché non si può ammettere che si proceda al pignoramento del quinto solo al poveraccio di turno“.

C’è poi il capitolo degli affitti e delle consulenze d’oro di Riscossione: agli atti della commissione Bilancio dell’Ars la storia della “sede delle meraviglie di Catania ” che costava 45 mila euro al mese, e dai mesi successivi era previsto un incremento di 72 mila euro al mese. A Palermo per la sede di Riscossione oltre mezzo milione di euro l’anno, nonostante l’ente abbia un palazzo proprio di nove piani dove potrebbero trasferirsi tutti. A Ragusa 35 mila euro, a Siracusa 30 mila.

 “Ma con una delibera del Cda abbiamo chiuso questa vicenda – fa mettere a verbale Fiumefreddo che afferma anche di avere azzerato l’albo degli avvocati – 887 avvocati incaricati mentre la Casa Bianca ne ha 283. La società era un elefante con consulenze scelte in modo clientelare addirittura si parla di ex amministratori in conflitto di interessi che assumevano incarichi“.

Un fiume in piena tra sprechi e denunce da cui la classe politica risulterebbe connivente e che potrebbero aver determinato nel silenzio la bocciatura della norma che salvava la società. Determinante sarà nei prossimi giorni, dopo la conferenza dei capigruppo il 26 gennaio, il voto al prossimo ddl governativo che vedrà riproporre la stessa norma con due milioni e mezzo per Riscossione Sicilia. Nel frattempo si apre l’ipotesi di gestione da parte di Equitalia, già annunciata dall’assessore Alessandro Baccei sempre nel verbale della commissione e che fa riferimento al piano strategico per la partecipata.