Cronaca

Dose letale di chemio, altra condanna per la morte di Valeria Lembo

PALERMO – Un altro medico coinvolto nella tragica morte di Valeria Lembo a causa di una dose letale di chemioterapia è stato condannato.

Si tratta di Sergio Palmeri, mentre l’infermiera Anna Basile è stata assolta. Questo errore fatale ha portato alla somministrazione alla paziente di 34 anni di dieci volte la dose necessaria, come è emerso durante il processo.

La giovane è deceduta il 29 dicembre 2011.

Condannato altro medico

Sergio Palmeri, all’epoca primario del reparto di Oncologia del Policlinico di Palermo, è stato condannato a un anno e mezzo di reclusione per falso ideologico.

La sua responsabilità è stata quella di redigere la cartella clinica e di non aver riconosciuto il sovradosaggio. In precedenza, Palmeri era già stato condannato a tre anni di reclusione in Cassazione per un’altra accusa legata allo stesso caso.

Con questa ultima sentenza, è stata confermata anche la condanna a rimborsare le spese legali sostenute dalle parti civili.

I fatti

La vicenda risale al 2011, quando Valeria, una giovane madre di 34 anni con un bambino di sette mesi, si sottopose a quel trattamento che si rivelò fatale.

Secondo le indagini, le fu somministrata una dose eccessiva di un farmaco chemioterapico, dieci volte superiore a quanto previsto dai protocolli.

Anche la Procura regionale della Corte dei conti di Palermo ha contestato ai medici il danno erariale. Il Policlinico è stato condannato a risarcire i familiari con un importo di quasi due milioni di euro.

Allo stesso modo, i sanitari coinvolti nella vicenda sono stati condannati anche dai giudici contabili. Il primario Sergio Palmeri dovrà risarcire l’azienda sanitaria con 875 mila euro, mentre l’oncologa Laura Di Noto e l’allora specializzando Alberto Bongiovanni dovranno pagare rispettivamente 318mila euro ciascuno.

L’errore fatale

Una serie di errori ha portato alla morte di Valeria Lembo. Il culmine è stato rappresentato da un numero 9 diventato 90.

Furono somministrati alla paziente un numero di milligrammi di un antitumorale, la Vimblastina, dieci volte superiore a quanto necessario, il che non lasciò scampo a Valeria, affetta da un linfoma di Hodgkin.

 

Redazione

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