PALERMO – Novità importanti arrivano dalla Corte di Cassazione la quale, accogliendo il ricorso del direttore generale dei detenuti e del dipartimento del Dap, Roberto Piscitello, ha confermato che è vietato ai detenuti del 41-bis, condividenti lo stesso gruppo di socialità, scambiare cibo.
Il tutto ha avuto inizio nel carcere di Spoleto dove, al figlio del boss Totò Riina, Giovanni Riina, in cella per scontare l’ergastolo, è stato vietato lo scambio di alimenti con i compagni della 41-bis.
Riina, in seguito all’evento, ha fatto ricorso, bocciato dal magistrato di sorveglianza di Spoleto. Tuttavia, a contraddire la tesi del magistrato, è stato il tribunale di sorveglianza di Perugia il quale pare aver appoggiato il reclamo del figlio del boss, sostenendo che “lo scambio di alimenti non arreca danno al soddisfacimento delle esigenze dei carcerati”.
Ciononostante, ad avere la meglio e a sostenere il magistrato, sono stati i giudici di Perugia, i quali hanno ribadito che “lo scambio di oggetti non è essenziale alla socializzazione”, tesi evidenziata anche dai supremi giudici, i quali hanno sostenuto, in termini di massima sicurezza, “l’impossibilità nello scambio di oggetti tra detenuti, a prescindere se essi appartengano allo stesso o a diversi gruppi di socialità”.
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