Decreto “appropriatezza”. La parola ai medici di famiglia: “venga applicato con scienza e coscienza”

PALERMO – “Occorre sospendere il decreto in modo da consentire una maggiore ponderazione degli interessi in gioco e garantire, allo stesso tempo, la razionalizzazione della spesa pubblica e l’efficienza del servizio sanitario”.

Con queste parole il dott. Domenico Grimaldi, vicepresidente regionale dei medici di base di Fimmg, commenta il difficile quadro che viene fuori dall’approvazione del cosiddetto decreto “appropriatezza”.

Secondo il provvedimento, la prescrizione medica di oltre 200 prestazioni sanitarie sarà “vincolata” al rispetto di alcuni criteri in grado di assicurare la necessità per il paziente di sottoporsi all’indagine indicata dal suo medico curante.

Ma cosa accadrebbe se la prestazione venisse considerata esorbitante rispetto alle indicazioni del ministero?

È presto detto: i costi sostenuti dal Ssn per garantire la prestazione al paziente ricadrebbero sul medico prescrittore.

“Il decreto – commenta il dott. Grimaldisi muove nella direzione di ridurre gli sprechi della spesa pubblica ma lo fa in un modo che non credo possa ritenersi condivisibile. L’obiettivo è senz’altro nobile e risponde a logiche meritevoli di cura e protezione ma, per converso, non si può negare l’intento di voler ‘imbrigliare’ la categoria all’interno di schemi che non fanno altro che ingenerare incertezza e screditare la professionalità dei medici, certamente in grado di riconoscere quando è necessario richiedere un determinato esame per il bene del proprio paziente”.

La Federazione italiana Medici di Famiglia ha chiesto un tavolo di confronto in sede regionale per cercare di porre un freno all’operatività del decreto che, secondo la categoria, andrebbe riformato, emendato e orientato verso una maggiore sinergia collaborativa.

“Ho chiesto all’assessore regionale alla Salute, Beatrice Lorenzin – conclude Grimaldi – di bloccare l’esecutività del decreto per consentire alla categoria di fare tesoro della parte positiva e di cestinare o quantomeno modificare quella negativa. L’assessore deve darci il tempo di riflettere sulla questione e di studiare una soluzione che vada bene a tutti. Ben venga il decreto ma venga applicato con scienza e coscienza”.

Marco Bua

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