PALERMO – Alle prime luci dell’alba di oggi, i militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Corte d’Appello di Palermo nei confronti di due esponenti di spicco della famiglia mafiosa dell’Acquasanta, appartenente al mandamento mafioso della Resuttana, un storico quartiere di Palermo.
I due esponenti di spicco della famiglia dell’Acquasanta nel mirino della Finanza
I destinatari del provvedimento erano stati indagati nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, che nel 2020 aveva portato alla denuncia di oltre 100 persone per vari reati, tra cui associazione per delinquere di stampo mafioso, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e autoriciclaggio.
Le indagini, che avevano portato all’arresto di 90 indagati, hanno rivelato che, a seguito di un vuoto di potere causato da numerosi provvedimenti di custodia cautelare, la famiglia mafiosa Fontana aveva iniziato a emergere nel territorio di Palermo, in particolare nei quartieri dell’Arenella e dell’Acquasanta. Alcuni membri di questa famiglia si erano trasferiti a Milano, mantenendo però legami con il territorio palermitano.
Dalla Sicilia a Milano per investire i soldi “sporchi” della mafia
Significativi riscontri hanno dimostrato l’opprimente presenza della criminalità organizzata, che si avvale di numerosi individui dediti a delitti di matrice mafiosa per controllare il territorio anche dal punto di vista economico. È emerso inoltre che i proventi delle attività illecite, in parte utilizzati per sostenere le famiglie dei detenuti, erano stati riciclati diversificando gli investimenti in Sicilia e Lombardia in vari settori imprenditoriali e attraverso l’acquisizione di immobili. Per questo motivo, è stato disposto il sequestro del patrimonio illecitamente accumulato.
Nella tarda serata del 14 ottobre, la Corte d’Appello di Palermo ha riformato la sentenza di primo grado del Tribunale di Palermo, riconoscendo il reato di associazione di stampo mafioso per tre imputati, che sono stati condannati rispettivamente a 11 anni, 10 anni e 8 anni e tre mesi di reclusione. Su richiesta del Procuratore Generale, la Corte ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per due dei tre soggetti, considerando il concreto pericolo di fuga.
La misura è stata eseguita a Milano dai finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria.
Note
Si sottolinea infine che, in attesa di un giudizio definitivo, si applica il principio della presunzione di innocenza.